BRICIOLE DI BONTÀ – Volume 1

Di seguito puoi leggere le briciole che ho scritto cliccando su ” + ” presente nella riga del titolo, dopo averla letta, se vuoi, cliccando sul testo della briciola la puoi scaricare o stampare per donarla ad una persona che ti sta a cuore, così contribuisci a diffondere Gioia, Conforto, Speranza e Amore.

Buona lettura!

IL GREMBIULE DI MIA MADRE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

 IL GREMBIULE DI MIA MADRE 

Quel giorno venne in Canonica il Vescovo.

Lo accolse mia madre:

Lo salutò,

Gli baciò l’anello,

Lo fece accomodare in studio,

Si prodigò per metterLo a suo agio.

Poco dopo mi trovai solo con lei.

Mi permisi di dirle:

“Mamma, non puoi vestirti meglio?”,

Un po’ mortificata stette in silenzio,

poi mi spiegò:

“Se il Vescovo ha badato al mio grembiule,

sa che tua mamma è una donna di casa”.

In Chiesa durante la Messa

guardavo il Vescovo avvolto nei paramenti:

erano i più belli della sacrestia.

Lo rendevano solenne,

facevano sentire grande il pastore della Diocesi.

L’abito è simbolo della persona:

il saio lo è del frate,

la talare del prete,

la tuta dell’operaio,

il camice bianco del medico.

Gesù indossava una tunica senza cuciture,

Isaia portava il mantello,

Giovanni Battista vestiva peli di cammello.

Mia madre ha sempre il grembiule.

Lo mette al mattino e lo toglie la sera.

Quando è seduta a cucire, diventa il cestello da lavoro.

Quando torna dall’orto, è gonfio di verdure.

Ai fornelli lo usa per non scottarsi.

Al lavello diventa il suo asciugamani.

Nella tasca mette di tutto:

biglietti, bottoni, fermagli,

caramelle, corona del rosario, fazzoletto.

Quando esce per la spesa ,

ne indossa uno più ordinato

e lo porta come se fosse la sua divisa.

Un giorno le chiesi:

“Mamma, perché hai sempre il grembiule?”.

Mi rispose:

“Gesù, quando lavò i piedi ai discepoli,

attorno ai fianchi si cinse un panno”.

Compresi che il grembiule di mia madre

è segno della vita,

che lei va spendendo a servizio di quanti ama.

I BIGLIETTI DI MIA MADRE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

I BIGLIETTI DI MIA MADRE

Vorrei che tutti trovassero

nel momento della prova o della consolazione

nel cassetto o sotto il cuscino

presso il piatto o dentro la porta di casa

una parola scritta simile a quella

postami da mia madre

nel taschino della giacca.

Ero partito

per una settimana di spiritualità.

Mentre parlavo con amici,

infilai la mano del taschino.

Sorpresi un biglietto.

C’era scritto:

“Stammi bene. Ti sono vicina. Ciao! Tua mamma”.

Compiaciuto lo rilessi ad alta voce.

I presenti ascoltarono ammirati.

Mia madre

con me parla a lungo e volentieri,

eppure trovo ovunque biglietti suoi.

Talvolta la sorprendo a leggere

lettere, biglietti e cartoline,

che il papà le scriveva

più di sessant’anni fa:

li conserva in una scatola.

Leggendoli, rivive quel tempo

di amore, di gioia, di progetti.

Mia madre, quando scrive, mi chiede

scusa per eventuali errori:

ha fatto solo la terza elementare.

Le sue parole sono semplici,

ma trapassano l’anima.

I suoi biglietti

per me sono gioielli di saggezza.

Quando è il cuore a parlare,

non c’è università, che lo possa uguagliare.

Se mia madre non mi scrivesse,

mi sentirei più solo, più povero, meno amato.

Le buone parole scritte

si possono leggere quando e quanto si vuole,

fanno ricordare chi e perché le ha scritte,

sono come gli accendini:

accendono i sentimenti del cuore.

DUE BRACCIA BUONE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

DUE BRACCIA BUONE

Ricordo volentieri mio padre.

Sembrava burbero, ma era d’animo sensibile.

A sette anni, giocando, mi fratturai una gamba.

Lui cercò di portarmi in ospedale con il carretto.

Al fiume Chiese il ponte era bombardato:

segno crudele della guerra.

Senza perdere tempo

mi caricò in braccio, scese in acqua e proseguì.

Piangevo.

Sentii le mie lacrime mescolarsi

con le sue più grosse e più calde.

Un giorno lo sorpresi brontolare con mamma.

Le diceva:

“Tu vizi i figli. Vengono sempre da te.

Non sanno di avere anche un padre?”

Forse era geloso per eccesso di amore.

Certamente aveva ragione:

la mamma era sempre in casa,

noi ricorrevano a lei.

Ordinato sacerdote, andai curato in oratorio.

Lui mi seguì e anche mamma.

“Grazie, Signore,

per questa loro presenza accanto a me”

Papà andava a lavorare.

Una sera mi chiese;

“Si può sapere cosa prendi a fare il prete?

Se non ci fosse tuo padre

qui non tireremmo avanti”.

Si era accorto che

suo figlio aveva mani e tasche buche

per i ragazzi e l’oratorio.

A 60 anni andò in pensione.

Quasi subito si ammalò gravemente.

Mi resi conto che era la fine.

Piansi:

era il primo vuoto che si formava nella mia vita.

Qualche giorno prima che morisse,

mentre gli accarezzavo il volto,

con una specie di sorriso mi disse:

“Ho fatto testamento”.

Sapevo che non possedeva nulla.

Gli chiesi: “Che cosa lasci a me?”

Rispose:

“A tè e ai tò fradèi lasé

du bràs bù e la òiò dè döperai:

a te e ai tuoi fratelli lascio

due braccia buone e la voglia di adoperarle”.

Queste sono state le ultime parole di mio Padre.

ALL’ANGELO CUSTODE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

ALL’ANGELO CUSTODE

Uscendo da casa,

sempre guardo

il quadro alla parete.

È l’Angelo Custode:

illumina, guida, protegge

il fanciullo indifeso.

Lodo il Signore,

che ci affida sempre

a mani sicure.

Capita d’avere nella vita

anche un angelo

in carne e ossa.

È avvenuto a me:

mi fu padre spirituale,

rettore al seminario.

Uomo come me,

prete come me,

lo sento accanto a me.

Ancora ragazzo

proseguii gli studi

in seminario.

Un giorno

andai da lui

per confessarmi.

Mi ascoltò,

notò uno strappo

alla tasca della giacca.

Mi disse:

“Rompere l’amicizia con Gesù

è certamente peggio”.

Capitò di rompere

Pantaloni, magliette, scarpe:

mi dispiaceva.

Pensavo:

meno male che non ho rotto

con il Signore!

Venne l’anno

propedeutico alla teologia:

dovevo decidere.

Il sacerdozio è ideale grande,

ma il mondo affascina.

Mi consultai con lui.

La sua risposta è scolpita

a caratteri irreversibili

nella mia vita.

“Gesù ti invita:

getta le reti,

sarai pescatore di uomini.

Buttale al largo

nell’amore per la chiesa:

la tua pesca sarà copiosa”.

Provai, perseverai.

Ora sono sacerdote

da trent’anni.

Appena Ordinato

mi affidarono l’oratorio

di Verolanuova.

Nell’uscire dal seminario

lui mi si avvicinò;

agli auguri aggiunse:

“Ricordati:

se si cade,

più si è in alto più ci si ferisce”.

Fu un monito.

Vennero le difficoltà,

ma il ministero non era da ferire.

Andai parroco

A Botticino Mattina.

Temevo di non farcela.

Anche qui

non mancò il consiglio

dell’angelo custode:

L’acqua penetra silenziosa,

piano piano,

in ogni fessura di roccia.

Scava e sgretola

ogni resistenza.

Così fa anche tu”.

Quella esperienza

conserva in me il sapore

di una grande passione.

Passai a Borgosatollo.

Fu lui a consegnarmi

le chiavi e la comunità.

Nell’omelia dissi:

“Cercherò di fare il parroco

con cuore”.

Lui in sacrestia mi raccomandò:

“Il cuore c’è, lo si sente;

non strapazzarlo”.

La malattia mi colpì

proprio il cuore:

le forze non ce la facevano.

Non volevo arrendermi.

Temevo di tradire la mia missione.

L’angelo custode ancora mi suggerì:

“Il Signore ha accettato le tue offerte.

Ora dagli anche la parrocchia.

Nella Sua Volontà c’è la nostra pace”.

Nel suo ottantesimo anno

A Monsignor Angelo dico:

“Grazie di tutto cuore”.

LA VIGNA AMATA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

LA VIGNA AMATA

Nella mia ex parrocchia

ci sono tanti vigneti

adagiati sui pendii delle colline.

La gente li lavora

con tanta passione.

La coltivazione delle viti sembra

un liturgia sacra.

Era appena iniziata la primavera

faceva ancora freddo.

Cercavo un papà.

La moglie mi disse:

“È sul ronco. Sta potando.

Prenda quel sentiero.

Lo raggiungerà alla svelta”.

Così ho fatto.

Mi sono trovato davanti a un uomo,

che pensavo solo e sperduto in mezzo alla natura.

Invece ho avuto l’impressione che

fosse in gradita compagnia.

Le viti gli erano amiche.

Il vento era come la loro voce.

Messaggi di speranza giungevano al suo cuore.

Mi misi a parlare con lui

e intanto mi guardavo attorno.

I filari erano ben allineati, puliti dalle erbacce

I tralci potati e legati ad arte.

Regnava un ordine perfetto.

Dissi:

“Bella la tua vigna.

Vedo che ti sta a cuore,

che la tieni bene”.

Mi rispose:

“Per me la vigna è come

la parrocchia per lei che è prete”

Pensai al linguaggio della Bibbia.

Aggiunsi:

“Hai detto bene.

Così sono gli uomini per Dio.

La vigna del Signore è il suo popolo”.

LA VITE E I TRALCI

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

LA VITE E I TRALCI

Sono i giorni della vendemmia.

Qua e là

sui pendii delle colline o nel fondo della valle,

si sente cantare:

è la gioia per la raccolta dei frutti.

Carri, trascinati da piccoli trattori,

sfrecciano via veloci:

trasportano ceste stracolme.

Per il paese si spande

il profumo del mosto.

Entro in un vigneto

e mi intrattengo con chi vendemmia:

donne, uomini, ragazzi.

Sono tutti svelti:

lavorano con soddisfazione,

parlano, canticchiano, fanno battute piacevoli.

Il cavo delle loro mani a stento riesce

a trattenere i grappoli recisi;

gli acini scendono giù tra le dita.

Tutta quell’uva è una benedizione del cielo.

Mi vene spontaneo affermare:

“Sono stati davvero bravi questi tralci;

hanno prodotto molto”

Una donna mi risponde:

“È la vite che è forte.

Guardi che tronco.

Pensi alle radici.

È per questo che

i tralci hanno fatto uva in abbondanza”.

Vado in chiesa per la Messa.

In mente ho ben chiara

la parabola di Gesù:

“Io sono la vite, voi i tralci”.

 

“Chi rimane in me e io in lui

Produce molti frutti”.

 

All’omelia dico ai fedeli presenti:

“Senza Gesù noi non possiamo fare nulla.

Per fare opere di bene,

dobbiamo stare uniti a lui

come il tralcio alla vite”.

I VOLTI

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

I VOLTI

Mi sono lasciato incuriosire dai volti

che apparivano sullo schermo televisivo.

Eranovolti marcati di uomini apparentemente riusciti,

volti accattivanti di donne piacevoli,

volti spensierati di giovani con vita facile.

Mi divertivano, ma non mi coinvolgevano.

Erano diversi dal volto

di mia madre e di tante altre mamme

dei miei fratelli e di altri papà  lavoratori

dei giovani che incontro numerosi nei gruppi

Erano troppo freschi e spensierati

per essere veri e convincenti.

Il volto è lo specchio dell’anima

è il cuore dell’uomo che si  fa parola.

Capita di incontrare fratelli e sorelle

sereni, cordiali , disponibili,

dal volto luminoso nonostante i pesi della vita:

ricaricano l’anima

e il loro fascino resta dolce e indelebile.

Altre volte si incrociano volti sfigurati

per il dolore, la miseria, la tristezza:

suscitano compassione

e il desiderio di dare un aiuto.

Invece quando su un volto

appare l’ombra dell’indifferenza,

si ha paura perchè il cuore è senza amore.

Peggio ancora:

se vi si legge la triste immagine dell’odio,

si fugge in fretta per non ricevere del male.

La gente

cerca volti di pace, di speranza, di amore,

di persone care,

che donano il calore dei sentimenti.

Restituiamo al cuore

tutta intera la sua bontà:

I nostri volti si trasfigureranno.

Chi ci incontrerà, dirà:

“Con voi è bello. Facciamo le tende insieme”.

LE MANI

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

LE MANI

Le mani

nel nascere mi hanno afferrato, lavato, pulito;

nei primi passi mi hanno sorretto e guidato.

Le  mani di mia madre

mi hanno circondato di tenerezza e di premura,

hanno fatto tutto per il mio bene.

Le mani di mio padre

erano forti e callose;

hanno lavorato, procurato il pane quotidiano.

Mani amiche

mi hanno accarezzato, consolato, aiutato;

mi hanno fasciato e medicato le ferite.

Con le mani

ho giocato, scritto, lavorato, pregato,

mi sono aperto il sentiero tra le difficoltà,

ho costruito il cammino della vita,

ho salutato, applaudito, soccorso.

Con le mani

ho offeso, minacciato, distrutto,

ho peccato.

Con le mani consacrate

ho battezzato, confessato, benedetto,

ho distribuito l’Eucaristia e portato il viatico.

Con le mie mani

ho fatto il bene e il male.

Quante mani

ho visto, incontrato, afferrato!

Ci sono mani,

che sanno

allontanare e dividere,

tradire e distruggere,

colpire e uccidere.

Ci sono tante altre mani

capaci di

abbracciare e donare,

lavorare e comunicare

guarire e perdonare,

lottare e soffrire.

Sono mani

di papà e mamme, che si sacrificano per la famiglia;

di giovani, che lottano per un mondo migliore;

di fanciulli, che comunicano la loro innocenza;

di nonni, che rendono feconda la loro età;

di sacerdoti, che si donano alla gente;

di persone, che spendono l’amore a piene mani.

Sono queste le mani

di cui ha bisogno l’umanità.

IL CUORE DI CIPOLLA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

IL CUORE DI CIPOLLA

Ero piccolo, forse avevo otto anni.

Manifestavo un’indole ribelle.

Un giorno mi avvicinai a mia mamma

mentre puliva la verdura raccolta nell’orto.

Sul tavolo c’era di tutto: carote, zucchine, radicchio.

Mamma prese una cipolla.

Me la mise tra le mani, dicendomi:

“Cercami il cuore di questa cipolla”.

Era grossa, la tenevo a fatica.

Cercai di togliere il primo involucro:

non si staccava e si rompeva.

Passai al secondo, al terzo, al quarto.

Gli occhi si fecero gonfi e rossi;

incominciarono a bruciarmi,

Li sfregai con la mano inumidita.

Sentii le lacrime scorrere sulle guance.

Mamma mi disse:

“Forza! Non stancarti. Quel cuore di cipolla mi occorre”.

Gli involucri, man mano ne toglievo uno,

si facevano piccoli e fragili.

Ora vedevo tutto offuscato.

Non sopportavo più il bruciore.

Mi sentii dire ancora:

‘‘Forza che ce la fai!’’

Finalmente mi trovai tra le mani

un piccolo germe verde.

Chiesi:

“È  questo il cuore di cipolla?”

Mamma si abbassò,

con un panno mi asciugò il volto,

mi baciò e mi insegnò:

“il cuore di cipolla è proprio piccolo.

Se ne sta accartocciato per non farsi raggiungere.

Se qualcuno lo vuole, lo fa piangere.

Anche noi possiamo avere un cuore così:

piccolo,

racchiuso tra capricci e pretese,

capace di far piangere.

Quando non sei buono,

per raggiungere il tuo cuore

mamma piange”.

Rimasi un po’ tra le sue braccia.

Mi lasciai scaldare dal suo cuore:

lo sentivo grande.

Poi uscii

a respirare l’aria fresca,

a pulirmi il volto con l’acqua della fontana,

Il sole riempiva ogni cosa di luce,

ma ancor più illuminava la mia anima.

L’UOMO DEL MANTELLO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

L’UOMO DEL MANTELLO

Osservavo un uomo.

Passeggiava

avvolto in un ampio mantello.

il vento soffiava forte.

Gli alberi dovevano piegarsi

in ripetuti inchini.

Foglie e carte svolazzavano

qua e là

in una grande confusione.

Anche il mantello

si sentiva risucchiato

da un vortice irresistibile.

Il vento sembrava volerlo strappare.

L’uomo,

sentendo freddo,

se lo teneva ancora più stretto.

Poco dopo

intervenne il sole.

Inondò ogni cosa di luce.

Nell’aria

si respirò sensazione di pace.

I colori si fecero brillanti.

Le figure assunsero contorni più precisi.

Anche l’uomo che passeggiava,

sentì caldo.

Sciolse il mantello,

lo slacciò

e lo ripiegò sul braccio.

È proprio vero:

l’amicizia,

il calore,

l’affetto

riescono a sbloccare

situazioni di chiusura.

Prova a irradiare

cordialità,

serenità

e disponibilità.

Vedrai attorno a te

i fiori aprire le corolle

per accogliere la tua luce.

LA CARITÀ TUTTO COPRE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

LA CARITÀ TUTTO COPRE

Nevica.

Dalla finestra osservo scendere i fiocchi

silenziosi e leggeri.

Si adagiano piano piano ovunque.

La neve va coprendo tetti, campi, strade:

è un unico manto bianco e soffice.

Le figure assumono contorni imprecisi.

Gli spigoli si fanno tondeggianti.

Non passa nessuno: è un incanto.

Guardo e penso.

Qualche giorno fa ascoltai un nonno:

Giovanni è il suo nome.

Arrivai nella sua cascina per sbaglio.

Mi fece entrare in casa e scaldare al fuoco.

Mi disse che aspettava volentieri

la neve:

avrebbe imbiancato la campagna,

coperto il fango della strada

e il letamaio in fondo al cortile.

La sua vecchia cascina sarebbe apparsa

come il parco della villa del padrone.

Aggiunse: “La neve è come la carità”.

Prese la Bibbia e lesse:

“La carità tutto copre,

tutto crede,

tutto spera,

tutto sopporta.

La carità non avrà mai fine”.

La sapienza abita

in anime,

che hanno il santo timor di Dio.

Continuo a osservare la neve, che scende silenziosa.

Sento che l’amore di Dio e delle anime buone

va coprendo i mali del mondo,

va addolcendo le angolature dei cuori,

compreso il mio,

con discrezione, senza far rumore,

perchè nessuno se ne risenta

e gli altri non si accorgano.

CON GLI OCCHI DI DIO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

CON GLI OCCHI DI DIO

Ripenso all’incontro

con nonno Giovanni.

Arrivai nella sua cascina

un giorno di nebbia:

la visuale era minima.

Mentre mi scaldavo al suo fuoco

e con le mani lambivo la fiamma.

andavo dicendo:

“Che freddo!

È proprio brutto questo tempo…”.

Mi interruppe

“Cosa dice, reverendo?…

Quando c’è sole,

vogliamo la pioggia.

Poi quando piove diciamo:

fa brutto tempo.

Sono i nostri umori,

che fanno

bello e brutto tempo…”.

Aggiunse:

“A me piace anche la nebbia:

mi avvolge,

mi invita a raccogliermi.

Penso

e trovo me stesso.

La nebbia lascia vedere

quel tanto che basta

per andare avanti

col passo datoci da Dio.

È come la fede”.

Qui si fermò.

Il fuoco

gettava il suo bagliore

sui nostri visi.

La fede

è luce

che penetra le ombre.

E visione

di cose non evidenti.

Dà sicurezza

come se lo fossero.

La fede

è vedere nelle tenebre

con gli occhi di Dio.

ATTIRERÒ TUTTI A ME

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

ATTIRERÒ TUTTI A ME

Luca e Roberto sono due fratelli:

dieci e otto anni.

Arrivai nel loro cortile

mentre stavano giocando con le calamite,

avute in dono dal papà.

Mi spiegarono le leggi del campo magnetico.

Mi fecero vedere che

la calamita attira a sé i metalli,

purché

siano nel suo raggio d’azione

e non superino la sua potenza;

raccoglie anche gli spilli

nascosti nella sabbia.

Luca e Roberto erano contenti

di vedermi interessato e coinvolto.

Mentre li osservavo,

un altro gioco più serio e più vitale

mi rapì:

il gioco dell’amore di Dio.

Gesù disse:

“Quando sarò innalzato da terra,

attirerò tutti a me”.

Pensai al Crocifisso.

Sentii fortemente

che non c’è amore più grande

di chi dà la vita.

Tra me sussurrai:

“Signore, tu sei la mia forza.

Tu salvi chi è sommerso nella polvere”.

Uno dei fratelli specificò:

“La calamita non può far nulla

se il metallo è lontano o troppo pesante”.

Così

chi ha la coscienza pesante

o non si avvicina a Lui,

non può sentire l’attrattiva di Dio.

QUANDO NON C’È LUCE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

QUANDO NON C’È LUCE

Un giorno di febbraio

lasciai il confessionale

con tanto freddo nelle ossa

e in cuore una gioia singolare.

“Benedetto sei tu, Signore,

perchè rendi

i sacerdoti

strumenti della tua misericordia

a consolazione delle anime”.

Il primo sole della stagione

illuminava ogni forma e volto,

ma i suoi raggi

erano ancora deboli.

Pensavo di scaldarmi a casa.

Trovai porta e finestre aperte.

“Mamma,

come mai?

Perchè hai fatto questo?”,

chiesi con un pizzico di stizza.

Lei aveva in una mano la scopa.

nell’altra lo straccio per le pulizie.

Con calma e semplicità mi rispose:

“C’è sole.

Si vede

la polvere sopra i mobili,

le ragnatele ai lampadari,

depositi negli angoli”.

Quando non c’è luce,

si nasconde lo sporco.

“Chi fa il male, odia la luce”,

dice la Bibbia.

C’è chi afferma

di non aver nulla da confessare.

Il nostro tempo

ha perso il “senso del peccato”,

perchè ha spento

la fede nei cuori.

Fa luce dentro di te.

Confronta la tua vita

con la Parola di Dio.

Vedrai il peccato che deturpa

la dignità di Figlio di Dio,

avuta in dono nel Battesimo.

ATTORNO AL FUOCO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

ATTORNO AL FUOCO

Era una domenica fredda di gennaio.

Claudio, uscendo dalla chiesa, mi domandò

di benedirgli la casa:

l’aveva acquistata da poco.

È sposato da otto anni,

ha due bambini meravigliosi.

La casa è sempre stata il suo sogno:

ha fatto ore straordinarie di lavoro,

si è imposto privazioni,

non ha badato a sacrifici.

Ora è felice.

Pensa di arredarla un po’ per volta

secondo i gusti della moglie

e le esigenze dei figli.

Entrando in soggiorno, si affrettò a dirmi:

“Non faccia caso se mancano i mobili:

arriveranno in seguito.

Anche il televisore è vecchio:

lo usiamo solo per i notiziari”.

Il vuoto nella stanza era evidente.

C’era solo il caminetto nell’angolo.

Lo osservai: stava proprio bene.

Lui aggiunse:

“E l’unico acquisto, che abbiamo fatto.

A noi riempie la casa.

La sera ci mettiamo qui attorno al fuoco

e passiamo ore meravigliose.

Guardi i miei figli come se lo godono”.

Erano lì:

gli occhi pieni di luce,

le guance rosse per il calore,

le mani tese al guizzare della fiamma,

attenti allo schioppettio della legna.

Nelle nostre case dovremmo

usare meno la televisione,

lasciar perdere i pretesti per uscire

e stare di più insieme

a parlare,

soprattutto ad ascoltare.

Basta accendere il fuoco del cuore,

usare come legna parole buone

per vivere momenti di serena intimità.

IL CORAGGIO DELLA FEDELTÀ

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

IL CORAGGIO DELLA FEDELTÀ

Mi ha parlato in clinica

al capezzale del marito morente.

Lo assisteva con premura e delicatezza,

gli asciugava il sudore della fronte,

gli inumidiva le labbra riarse,

gli teneva la mano

e con l’altra muoveva il ventaglio.

Lui avvertiva la freschezza

di quella presenza,

che avrebbe dovuto tenersi cara.

Con le lacrime agli occhi e il cuore in frantumi

mi raccontò la sua dolorosa storia familiare.

L’ha fatto con sobrietà.

Aveva due figlie.

Quindici anni prima

il marito le aveva lasciate

per andare con una donna più giovane.

Lei aveva sofferto, pianto e pregato.

Si era dedicata alla casa.

Aveva lottato e respinto alternative.

Era rimasta fedele al suo matrimonio.

Non le mancarono sentimenti di rancore,

ma l’amore fu più forte.

Il tempo era passato.

Lui aveva consumato le sue esperienze,

il suo patrimonio e la sua dignità.

Era venuta la malattia.

La sua seconda donna diceva che

non riusciva ad assisterlo,

a vederlo soffrire, stava male.

Probabilmente aveva cercato solo un “uomo per lei”,

ma lei non era mai stata una “donna per lui”.

L’amore non è un gioco di emozioni e di piaceri.

L’amore è dono, condivisione, sacrificio.

Ora accanto al letto del dolore e della morte

era tornata la vera moglie,

tradita, segnata dalla sofferenza, anche umiliata,

ma vincente per coraggio e fedeltà.

Molti l’hanno ammirata.

Il suo esempio va conosciuto,

perchè la gente ha bisogno di

testimoni dell’amore e della fedeltà.

IN CAMPAGNA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

IN CAMPAGNA

Il figlio si è sposato.

E stato un matrimonio preparato bene,

soprattutto nel cuore.

Hanno partecipato parenti, amici

personalità del mondo rurale.

Il padre ha fatto un gesto di coraggio e fiducia:

ha ceduto la gestione dell’azienda.

Il figlio ne è capace;

è giusto che realizzi i suoi progetti,

che si senta responsabile.

La domenica successiva mi ha invitato a benedire

l’abitazione, la cascina, i campi.

E stato saggio.

Il salmo dice:

“Se il Signore non costruisce la casa

invano faticano i costruttori…”

Con gli sposini c’erano anche i genitori.

Insieme abbiamo pregato,

rievocato il passato e i sacrifici fatti,

condivisa la gioia dei frutti, che vanno maturando.

Il padre disse:

“A sta èn campagna, s’ampara a ardà èn ciél:

a stare in campagna si impara a guardare il cielo”.

Il contadino prepara il terreno, semina, irriga,

e… attende.

Piogge, vento, sole

capitano senza che li ordini e li controlli.

Siccità, tempesta, e altri disastri

possono distruggere in breve il raccolto dell’annata.

Le messi biondeggianti, il verde dei prati,

la varietà dei fiori, l’abbondanza dei frutti

vengono sì dalla terra e dal lavoro,

ma soprattutto sono doni che vengono dall’alto.

Il contadino

scruta i segni del cielo e della natura.

Sa che

oltre le nubi e l’immensità dei campi

c’è il Signore.

Sente

il fascino della sua presenza misteriosa,

il bisogno di Lui per respirare e vivere.

Spontanea gli viene la preghiera:

“Tu, o Dio,

crei e santifichi sempre,

fai vivere,

benedici

e doni al mondo

ogni bene”.

NELLA GENEROSITÀ STA LA GIOIA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

NELLA GENEROSITÀ STA LA GIOIA

D’estate, ogni martedì, c’è la messa al cimitero.

Quel mattino ho voluto essere là per tempo.

Immerso nel silenzio

camminavo lentamente lungo il viale.

Pregavo, contemplavo, pensavo al senso della vita.

Ho visto persone arrivare alla spicciolata

a piedi, in bicicletta, con la macchina.

Entrando, facevano il segno della croce,

con lo sguardo sembravano cercare qualcuno.

Poi si sperdevano in direzione delle tombe dei cari.

All’ora della messa

tutti eravamo riuniti in cappella.

Il raccoglimento era profondo.

Stavo ritto accanto all’altare.

Ho potuto vedere le lapidi inserite nella parete di fronte.

Vi ho letto nomi

di sacerdoti e suore defunti.

Ho rivisto alcuni volti,

pensato ai loro esempi e insegnamenti.

È grande il bene a noi fatto

da chi ci ha preceduto nel segno della fede.

Mi sono fermato su una frase:

è incisa nella pietra a caratteri indelebili,

ma prima è stata scolpita nella vita dei nostri defunti

ed è sempre nel cuore di Dio.

Dice:

“Nella generosità sta la gioia”.

Nella vita si corre

per avere di più,

per godere di più,

per contare di più.

Con la morte

ciò che è materia diventa polvere,

ciò che è vanità si fa ancora più vano,

ciò che è effimero scompare nel nulla.

Tutto passa.

Resta il bene fatto,

l’amore donato,

gli esempi testimoniati.

È la generosità, che

dà gioia al cuore,

fa amici gli uomini,

rende graditi al Signore.

Terminata la messa, ho ripreso la via del ritorno.

Mi è sorta spontanea una domanda:

“Che cosa posso fare

per chi mi passa accanto, che conosco, che ha bisogno?”.

Mi son detto:

“Donerò il mio cuore”.

GRAZIE PER QUANTO MI HA DETTO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

GRAZIE PER QUANTO MI HA DETTO

Appena svegliato

la giornata mi si presentò carica di impegni.

In fretta trangugiai un po’ di caffè

e corsi in chiesa.

Mi attendevano alcune persone.

Riuscii a confessarle.

Celebrai la messa.

In sacrestia

lasciai che altri riordinassero i paramenti.

Passato il corridoio,

nel cortile mi infilai nella macchina già pronta.

In quel momento

si apri il portone e un giovane gridò:

“Mi può ascoltare? Devo parlarle”.

Mi sentii fremere

dalle punte dei capelli alle unghie dei piedi.

Uscito dalla macchina,

stetti in piedi presso la portiera.

Mi fece capire che aveva bisogno di riservatezza.

Entrammo in studio.

Si sedette, dovetti fare altrettanto.

La poltrona parve farmi prigioniero.

Incominciò a raccontarmi la sua storia:

era teso, confuso, scoraggiato.

Si dilungava nei particolari:

li ripeteva come se non li avesse già detti.

Avrei voluto dirgli:

“Basta… ti sei spiegato abbastanza”.

Non aprii bocca.

Parlò solo lui… a lungo.

Quando ebbe finito,, disse:

“Grazie per quanto mi ha detto”.

Più disteso in volto e libero dentro,

si alzò per andarsene.

Sulla porta ancora disse:

“Grazie per quanto mi ha detto”.

Rimasi sorpreso:

non avevo pronunciato parola alcuna.

Il cuore ha bisogno

di ascolto più che di risposte,

di essere capito più che di essere istruito.

Se ci faremo attenti a ogni sguardo, gesto e parola,

ci sentiremo meno soli e più sereni.

UNA LAVANDA DEI PIEDI

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

UNA LAVANDA DEI PIEDI

Il Natale era passato.

La Comunità Parrocchiale si preparava

alla Festa della Sacra Famiglia.

Alla Messa dei ragazzi

sarebbero stati presenti anche i genitori:

l’uno accanto all’altro

per rinnovare gli impegni matrimoniali.

Pensai di visitare

le coppie più anziane del paese.

Giunsi alla casa dei nonni Giovanni e Maria,

in fondo alla strada

dove incominciano i campi coltivati.

La porta d’ingresso era antica

quanto il loro matrimonio: 61 anni.

Non c’era il campanello;

bussai, ribussai più forte.

Spinsi la porta e gridai:

“C’è qualcuno? Posso entrare?”

L’unica lampada era spenta,

le pareti annerite dal fumo.

Il fuoco mandava i suoi bagliori

a diradare la penombra.

Bastarono per farmi gustare una scena edificante.

Visto il parroco,

Giovanni provò disagio.

Disse:

“Scusi, se ci trova così”.

Stava accovacciato davanti alla moglie,

malferma più di lui,

seduta sulla sedia.

Sotto i piedi di lei aveva messo

il catino con acqua tiepida

e glieli andava pulendo.

Maria aggiunse a quelle di Giovanni

le sue scuse.

Insieme mi dissero:

“Se non ci aiutiamo l’un l’altro,

nella vita non andiamo avanti”.

Prezioso è l’insegnamento di Gesù:

“Colui che vorrà essere il primo tra voi,

si farà vostro schiavo”.

LE STIGMATE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

LE STIGMATE

Era

un padre premuroso,

un lavoratore tenace,

un cristiano coerente.

La sua onestà e disponibilità erano note a tutti.

Gli amici apprezzavano la sua compagnia.

Aveva goduto sempre buona salute.

Una mattina, alzandosi, ebbe un capogiro.

Seguirono disturbi alla vista.

Andò dal medico, poi all’ospedale.

Diagnosticarono il tumore al cervello.

Iniziò un calvario straziante.

Il male lo consumava di giorno in giorno.

Le cure e le premure

potevano solo alleviargli le sofferenze.

Ogni venerdì

gli portavo la Comunione Eucaristica.

Era come

l’incontro di Gesù con i malati della Palestina.

Comunicava, a chiunque lo visitasse

esempi di coraggio e di abbandono in Dio.

Si elevava al di sopra del suo patire.

Contemplava la volontà del Padre,

che permette ogni prova per un bene maggiore.

Chiedeva che si leggesse

la Passione di Gesù.

Diceva:

“Cerco di vivere con il Signore

la mia Via Crucis”.

Il suo letto era un altare per l’offerta.

I dolori si fecero più intensi.

Fu necessario l’uso di anestetici.

Accanto aveva sempre la moglie, pure lei deperita

per il dispiacere e lo strapazzo.

Un giorno lo trovai assopito in una pace provvisoria.

Feci piano per non disturbano.

Si accorse e mi salutò per primo.

Con voce sommessa gli dissi:

“Mi sembri un po’ sollevato”.

Seguì un breve dialogo.

“Mi hanno appena dato il calmante.

Aiuta a soffrire meno:

toglie il dolore, ma anche le Stigmate”.

Rimasi in silenzio,

come Maria, che ai piedi della Croce

contemplò i segni

dei chiodi nelle mani e della lancia nel costato

di Gesù.

Quel papà

stava vivendo nella sua carne

la stessa passione

e andava trasformando il suo dolore

in risurrezione a vita nuova.

SONO UNA PEZZA DA PIEDI

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

SONO UNA PEZZA DA PIEDI

Elvira è una mamma di sei figli maschi.

Abita in campagna

e le faccende di casa non finiscono mai.

Quella volta

riuscì a tirarsi fuori dal suo mondo

di fatiche e di preoccupazioni.

Partecipò a una giornata di spiritualità.

Avrebbe dovuto essere serena

e invece aveva il volto pensoso.

Chiedeva di pregare

per le mamme che soffrono,

per i figli sbandati,

per la pace nelle famiglie.

Nel pomeriggio

approfittò di una pausa per parlarmi.

Con le lacrime agli occhi mi disse:

“Ritorno a casa malvolentieri.

Sono stufa della vita che faccio.

Sono mai ferma: tutti pretendono.

Per me mai una parola o un gesto.

Sono una pezza da piedi”.

Si asciugò il volto.

La guardai: mi faceva pena.

Mi venne da dirle:

“Elvira, vedo che è triste e stanca;

però mi dica:

i figli e il marito,

quando vengono a casa,

chi cercano per primo?”.

Gli occhi le si fecero luminosi.

Mi rispose:

“Se non mi vedono, subito domandano:

Dov’è la mamma?

C’è la mamma?”

“Vede, Signora:

la cercano perchè lei è importante.

Anche se non lo dicono,

sanno che lei fa tutto con amore

e l’hanno nel cuore.

Piuttosto cerchi di non strapazzarsi,

responsabilizzi anche loro”.

La conversazione continuò più serena.

Commentammo la frase di Gesù:

“Chi vuole essere il primo

sia l’ultimo e il servo di tutti”.

È vero:

chi ama ed è disponibile,

entra nel cuore dei fratelli.

Questa è la vera grandezza.

PREGARE, GUARDANDOSI NEGLI OCCHI

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

PREGARE, GUARDANDOSI NEGLI OCCHI

Mauro e Anna sono fidanzati.

Stanno facendo un buon cammino di fede.

Mauro aveva avuto un’altra ragazza.

Fu un’ esperienza deludente.

Ne uscì con l’animo a pezzi.

Di quella ragazza si era fatto un idolo.

Gli occupava pensieri e sentimenti.

La rincorreva fino allo spasimo.

Un giorno lei lo lasciò.

Fu il crollo:

lui perse la voglia di vivere e di amare.

Gli amici lo invitarono a un gruppo caritativo.

Provò a fare qualcosa per gli altri.

Amare e servire i fratelli

gli aprì la mente,

soprattutto gli mise gioia nel cuore.

Ritrovò la fede e l’appartenenza alla chiesa.

Conobbe poi Anna.

Incominciarono a parlarsi e a scriversi.

Fece leggere la corrispondenza a un sacerdote:

Gli disse:

“Che aspetti!

Questa ti scrive già come fidanzata”.

Il loro rapporto è cresciuto.

Si vogliono bene.

Sono sereni.

Pensano al futuro con fiducia.

Insieme frequentano il gruppo,

vanno a incontri di preghiera.

Il Signore è per loro forza e aiuto.

Hanno testimoniato d’aver scoperto

la bellezza di pregare,

guardandosi negli occhi:

lui e lei di fronte.

Mauro dichiarò:

“E meraviglioso dirle in preghiera:

Quanto sei bella!

Il Signore ti ha fatta così per me!

E viceversa”.

Anna confermò:.

“Ci unisce tantissimo.

Ci fa vedere il Signore nel volto dell’altro.

Sentiamo che è Lui ad unirci”.

Gesù dice:

“Rimanete nel mio amore.

La vostra gioia sarà piena”.

L’amore vissuto nel Signore

fa della coppia

un cuor solo e un’anima sola.

UN ANGIOLETTO UN PO’ SCIUPATO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

UN ANGIOLETTO UN PO’ SCIUPATO

Lina e Emmanuele

hanno condito la loro vita

di sacrifici

e di amore.

Avevano sognato figli sani.

E nata Giovi:

una bambina spastica.

Quando l’ho conosciuta

aveva dieci anni.

Giaceva nel suo lettino

posto nella camera dei genitori.

Sembrava preparato per le fate:

lenzuola leggerissime,

colori e suoni attorno,

bambole sulla mensola.

Giovi era immobile.

Solo le mani affusolate e contorte

si agitavano in gesti sconnessi.

Gli occhi fissavano il volto della mamma.

Lina la rimirava con tenerezza,

cercava di farla sorridere,

mi raccontava di quante premure avesse bisogno,

le diede un bacione.

Emmanuele è un cavatore:

le sue mani sono forti e callose,

sfidano la roccia,

ma per la figlia e la sposa

sanno essere squisite e delicate.

Un giorno mi espressi così:

“Vi dico grazie a nome della comunità:

voi ci insegnate che

con l’amore si affronta tutto”.

Ricevettero anche la visita del Vescovo.

A Giovi conferì la Cresima:

fu una festa grande

per la parentela ed il vicinato.

Durante la Missione Parrocchiale

toccò all’anziano padre Cornelio

bussare alla porta di Lina e Emmanuele.

Venne accolto con cordialità.

Rimase commosso dal volto e dagli occhi di Giovi.

Ogni giorno ripetè la visita.

Si fermò anche a pranzo.

Divenne uno di famiglia.

Tornato in convento

spedì un suo libro.

In prima pagina scrisse questa dedica:.

“C’erano tanti angioletti.

Il Signore volle sistemarli sulla terra.

Nacquero tanti bambini.

Uno di questi angioletti era un po’ sciupato:

aveva bisogno di amore particolare.

Il Signore fece passare

le mamme e i papà del mondo.

Incontrò il cuore di Lina e Emmanuele.

Non poteva essercene uno migliore.

A loro affidò Giovi”.

Queste parole diedero così tanta gioia,

che si diffusero in paese.

VOGLIO MIO FIGLIO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

VOGLIO MIO FIGLIO

Avevo benedetto le nozze.

Lei 19, lui 21 anni

con tanta voglia di stare insieme e di far famiglia.

Dopo due anni arrivò Chiara.

La chiamarono così perchè una luce

si era accesa a rendere luminoso il loro cammino.

Graziosa, vivace, riempì la casa.

La vita a tre è più esigente che a due.

Poteva bastare così.

Dopo alcuni mesi

incominciarono ad attendere il secondo figlio.

Erano sereni, pronti a fargli posto.

Una sera Giuseppe mi telefonò preoccupato:

“Rosa è all’ospedale. C’è minaccia di aborto”.

Anche il papà del Vangelo andò da Gesù,

lo supplicò: Mia figlia è malata, sta morendo.

Mi sono sentito coinvolto.

Andai a trovarla.

Il reparto “maternità” è bello.

Ci sono fiori, fiocchi, volti di bimbi.

Mamme in attesa passeggiano lentamente:

grembo pregnante di vita,

volto segnato dalla fatica del generare,

occhi disposti ad accogliere con tenerezza.

Rosa stava a letto, stesa e ferma.

Appena salutata, mi gridò:

“mio figlio io lo voglio.

Lo dica ai medici”.

La guardai:

tanto giovane,

con Chiara di pochi mesi,

decisa a salvare il suo frutto.

Le dissi: “Brava, Rosa, brava!”.

Da cinque anni l’Italia ha il primato

per il basso livello di fertilità:

1,27 figli per coppia.

Sembra non esserci riscontro nella storia.

Mio figlio io lo voglio”: fu il grido di Rosa.

Ancora lo sento in fondo al cuore.

MAMMA, PRIMA DOV’ERO?

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

MAMMA, PRIMA DOV’ERO?

Sto cenando.

La televisione trasmette uno spot pubblicitario.

Due volti:

Bimba e mamma si guardano negli occhi.

Si dicono:

– Mamma, dov’ero, quando non c’ero?

– Eri qui dentro la mia pancia.

– Si, ma… prima dov’ero?

– Eh! Sempre dentro i miei pensieri.

– Si, ma… com’ero?

– A dir la verità, eri tanto piccola che non riuscivo a vederti.

– Mamma, io invece ti vedevo… Sai?

La mamma bacia la figlia;

questa le sorride.

Lo spot pubblicitario finisce lì;

ma la domanda della bimba mi porta oltre.

“Chi mi ha messo

in questo mondo

di persone e di cose,

di cielo e di stelle,

di mari e di monti,

di animali, di piante e di fiori…?”

La vita è un miracolo:

mi stupisce,

mi affascina,

mi impegna.

“Dov’ero prima di essere

nel grembo di mia madre,

nei pensieri di mio padre?”

L’Apostolo Paolo scrive:

“Dio ci ha scelti

prima della creazione del mondo”.

Nessuno

È nato per caso.

Tutti

siamo frutti concepiti nell’eternità

dalla Sapienza e dall’Amore.

È NOSTRO FIGLIO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

È NOSTRO FIGLIO

Arriva in sacrestia il parroco.

Sono tanti a cercarlo, a volergli parlare.

Il padre è uno. La parrocchia è popolosa.

Le confidenze premono e non sono da soffocare.

Lo guardo per cogliere il suo animo.

Sorride.

Ha con sè la freschezza di un incontro.

Bussarono alla sua porta due sposini.

“Monsignore, gli dissero,

lei ci ha preparati al matrimonio,

lei ha benedetto le nostre nozze,

a lei confidiamo un segreto:

attendiamo un bambino”.

Fanno tenerezza i giovani, che si aprono al sacerdote:

sono figli, che sanno d’avere un padre spirituale.

Il parroco sentì di amarli.

Estrassero, come un prezioso, l’ecografia.

“Monsignore, guardi:

nostro figlio è questo!”.

Era una sagoma di pochi centimetri

con testa, braccia, gambine.

Gli occhi brillarono di emozione.

Ripeterono:

“È nostro figlio!”.

Insieme continuarono a guardare stupiti.

Davanti al parroco,.

stavano due giovani

felici di essere papà e mamma,

coscienti che è prezioso il figlio appena concepito.

La scienza conferma:

la cellula nata dalla fecondazione

è viva e capace di svilupparsi,

a 24 giorni il cuore batte,

a 45 l’immagine dell’essere umano è già perfetta,

gli resta solo da crescere.

E i genitori con gioia annunciano:

“Abbiamo concepito un figlio”.

COME L’APE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

COME L’APE

È nata Linda.

Dicono che è un angioletto.

Sembra proprio venuta dal cielo.

Un fiocco rosa, appeso alla porta d’ingresso,

l’annuncia a quanti

salgono o scendono per le scale del condominio.

Una volta erano le campane

con il “suono d’allegrezza”

a dare al paese la notizia

che un bimbo era nato e stava per essere battezzato.

L’appartamento sembra divenuto più pieno.

Pieno di premure:

sono quelle dei genitori attenti

a ogni respiro e vagito,

sono quelle dei nonni. che vedono

la loro vita prolungarsi nel tempo.

Pieno di persone:

sono amici, parenti, vicini

desiderosi di contemplarla, carezzarla, sorriderle.

Pieno di colori. Sono

corredini pronti per ogni cambio,

doni arrivati da ovunque,

pappe per nutrire i primi palpiti della vita.

Anch’io feci visita ai genitori

per gli auguri di un avvenire carico di speranza.

Portai un vasetto di miele.

Sul biglietto scrissi:

“La vostra gioia è grande,

ha raggiunto anche me.

Accettate il simbolo di un piccolo dono.

L’ape passa di fiore in fiore

Raccoglie il nettare.

Ne fa un cibo gradito a ogni palato.

Siate come l’ape.

Spigolate il meglio tra le esperienze della vita.

Seminatelo nel cuore di vostra figlia.

Crescerà

nutrita del vostro amore,

con la gioia di essere al mondo,

nelle virtù, che la rendono bella agli occhi di tutti.

Auguri!”

L’OLIO SEGNO DI SALVEZZA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

L’OLIO SEGNO DI SALVEZZA

La rondine va e viene da sotto il tetto,

scivolando in voli ampi e rapidi.

Porta fango e pagliuzze.

Nell’angolo, al sicuro,

già si vede la sagoma del nido.

Vi deporrà le uova.

Nasceranno i piccoli.

Essa continuerà instancabile il suo andirivieni,

portando cibo per la loro crescita.

Il volo della rondine mi pare

l’immagine della corsa per la vita.

Nell’appartamento di fronte al mio

abitano due sposini.

Il loro amore conserva la freschezza

della benedizione di Dio.

Un giorno nel segreto della loro intimità

avvertirono un tenue segnale:

avevano acceso una nuova vita.

La notizia passò in confidenza da un amico all’altro.

Iniziò così l’attesa:

lunga e paziente,

consumata tra desideri, progetti e precauzioni.

Vedemmo

il volto di lei assumere lineamenti diversi,

poi il suo grembo adeguarsi al crescere della vita.

Ci ispirava riguardo e tenerezza.

Non mancarono i momenti di trepidazione.

La luce all’alba trova la resistenza delle tenebre,

così la vita muove i primi passi già tra le insidie.

Ora è nato Nicolas:

è meraviglioso.

Tutti lo vogliono vedere.

Lui sta assopito in un sonno tranquillo

con il candore del suo viso.

È Pasqua.

In chiesa il parroco ha presentato ai fedeli

gli Olii Benedetti dal Vescovo:

serviranno a celebrare alcuni sacramenti.

Busso alla porta di Nicolas.

Porto un’ ampolla di olio e un biglietto così scritto:

“L’Olio segno di Salvezza

ti fortifichi con la potenza di Cristo”.

È la preghiera che accompagna

la prima unzione del Battesimo.

Ai genitori dico:

“Di cuore auguro che vostro figlio cresca

fortificato e benedetto dal Signore”.

SPLENDENTE COME LUCE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

SPLENDENTE COME LUCE

Su per le scale del condominio, dove abito,

vidi per la terza volta in pochi mesi

un fiocco appeso alla porta:

stava al terzo piano.

Mi fermai a guardarlo

nel suo colore rosa.

Era

come la cometa del presepio ferma sulla grotta.

Quella guidò i Magi

nel loro viaggio verso Gesù.

Il fiocco

parve dire anche a me:

“Entra: qui è nata Debora”.

Sentii voci confuse:

erano amici e conoscenti

che commentavano l’evento.

Pensai agli Angeli,

tornati a cantare come la notte di Natale:

“Gloria a Dio e pace agli uomini”.

Scesi in casa,

presi un lucerniere con la candela accesa.

Su un biglietto scrissi il mio augurio.

Quando risalii,

mamma e papà erano

intenti ad accudire alla figlia.

Anche Maria e Giuseppe

adorarono Gesù,

lo custodirono,

lo salvarono dal crudele Erode.

Essere genitori

significa vivere

non più per se stessi,

ma per il frutto del proprio amore.

Mamma e papà

mi accolsero con cordialità,

mi mostrarono con orgoglio la loro creatura,

lessero il mio scritto:

“Nel Battesimo il Sacerdote dice:

ricevete la luce di Cristo.

Vi auguro di essere

i primi testimoni della fede per vostra figlia”.

Debora ora apre a tutti i suoi occhi grandi.

E splendente come luce.

I genitori sono lampada ai suoi passi.

DIO CI HA VISITATO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

DIO CI HA VISITATO

Si sono conosciuti all’oratorio:

lei del paese

lui arrivato per lavoro da una valle trentina.

Partecipavano insieme

agli incontri formativi,

alla preghiera,

ai momenti di aggregazione,

alle iniziative di solidarietà.

Era bello vederli impegnati con altri giovani

a fare Chiesa in nome di Cristo.

Decisero di sposarsi.

Invitarono gli amici dell’oratorio.

La celebrazione fu intensa:

più presenze, più canti, più calore.

Il parroco espresse soddisfazione,

augurò copiose benedizioni.

Poco dopo,

si trasferirono dalle parti di lui

in una casetta

immersa nel verde della pineta,

circondata da vette slanciate nel cielo.

Non finirono però i contatti.

Giungevano telefonate, cartoline, messaggi.

Sapevamo che

erano felici e in buona salute,

ben inseriti nell’ambiente,

impegnati nella vita parrocchiale.

Ci chiedevano di pregare,

perchè il Signore avesse a mandare

presto un bambino.

Un giorno arrivò a me

un biglietto azzurro.

Vi lessi:

“Dio ci ha visitato.

È nato Marcello”.

Venne da pensare a

Maria, Elisabetta, Sara:

concepirono perchè visitate dal Signore.

I genitori cristiani sanno che la vita

è frutto del loro amore e delle loro viscere,

ma è sempre dono che viene dal Cielo.

AVRÒ FATTO ABBASTANZA?

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

AVRÒ FATTO ABBASTANZA?

Ermellina ha 91 anni:,

è lucida di mente, ma di salute malferma.

Andai a trovarla.

Nel vedermi, cercò di alzarsi in piedi,

ma subito si lasciò andare sulla sedia:

l’età sembra calcare giù le membra.

In cuore ha una preoccupazione.

Mi chiese:

“Avrò fatto abbastanza per meritarmi il paradiso?”.

Sente che il traguardo finale si fa vicino

teme di non essere degna del Signore.

La vita è una corsa per tutti.

Mentre scrivo, iniziano le ferie:

sulle strade il traffico è intenso,

gli aeroporti e le stazioni sono affollati:

chi va ai monti, chi al mare, chi ovunque all’estero.

Ma per che cosa corrono gli uomini d’oggi?

Ermellina sa il catechismo.

Sa che Dio ci ha creati,

per conoscerlo, amarlo, servirlo in questa vita

e poi per goderlo nell’altra.

La sua vita non conobbe ferie,

fu sempre una “corsa per il Paradiso”.

Di famiglia contadina

crebbe tra fatiche e sacrifici,

con un profondo senso morale.

Da ragazza

frequentò la scuola presso le Suore.

Da adulta

fu fedele alla dottrina cristiana.

Diceva che

portava via sempre qualcosa di nuovo,

se non con la mente,

perchè già lo sapeva,

con il cuore,

perchè sentiva un desiderio in più di viverlo.

Allevò undici figli

con la saggezza di una mamma vigilante.

Adesso è attorniata da numerosi nipoti:

vanno a trovarla e l’ascoltano volentieri,

le confidano

anche quello che non dicono alle mamme.

Ai più maturi lei dice:

“Cercatevi una brava ragazza;

ma le brave ragazze vogliono.., ragazzi bravi”.

Ora vive sempre in casa,

pregando e ricevendo chiunque va a trovarla.

La grande preoccupazione del suo cuore

è sempre la stessa.

“Avrò fatto abbastanza per meritarmi il Paradiso?”.

Prega il Signore

perchè le faccia fare una buona morte.

Terminata la conversazione, mentre uscivo,

chiamò la figlia, che 1’assiste

e disse:

“Bruna, l’è urò dè dì èl rosarè…

Bruna, è ora di dire il rosario…”.

UNA FESTA DEL PARADISO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

UNA FESTA DEL PARADISO

La campana suonava a morto.

I rintocchi si diffondevano nell’aria

e giungevano nelle case.

La salma di mamma Teresa

lentamente veniva portata per la navata

verso l’uscita del Duomo.

Tanti occhi la seguivano in silenzio.

Qualcuno si asciugò le lacrime.

Era difficile staccarsi da lei

che aveva seminato bene e amore.

Mi si avvicinò una persona e mi sussurrò:

“Questo funerale è stato una Festa del Paradiso”.

La presenza numerosa dei fedeli

stava a dire che Teresa era cara a tanti.

La Fede da lei vissuta e comunicata

sosteneva familiari, parenti e amici.

Il Parroco nell’ omelia disse:

“Teresa è stata un esempio di fedeltà

al Signore e alla Chiesa.

Lascia un vuoto in parrocchia e in casa”.

Due testimonianze diedero voce

ai sentimenti nascosti nei cuori.

Incontrai Teresa la prima volta in ospedale:

stavamo attendendo un esame medico.

Fu lei a riconoscermi e a rivolgermi la parola.

Aveva la semplicità e la cordialità della mamma.

Nella conversazione capii che era impegnata

in Parrocchia, nel volontariato, nella sua frazione.

Durante la festa dei suoi Boschetti

sentii pregare per lei alla Pieve di S. Pancrazio.

Fu la preghiera dei figli che volevano esserle vicini.

Il paese seguì con trepidazione la sua malattia.

C’era:

chi chiedeva notizie,

chi manifestava dispiacere,

chi pregava intensamente.

Tutti raccontavano la sua bontà e dedizione.

L’ultima volta che andai a trovarla

lessi un biglietto trascritto da lei:

“Il mio penare è una chiave d’oro,

piccola ma apre un grande tesoro;

è una croce, è la croce di Gesù:

quando l’abbraccio non la sento più.

Non ho contato i giorni del dolore

so che Gesù li ha accolti con amore.

Passa la vita, muore la morte

e il Paradiso resta”.

Con queste parole confermò il suo spirito di Fede

e si congedò da quanti la conoscevano e la amavano.

IL POSTINO DI DIO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

IL POSTINO DI DIO

Carissimo Carlo,

un anno fa eravamo in tanti a salutarti.

Oggi ci siamo tutti a ricordarti.

Qui a noi manca un postino:

non sentiamo più la tua voce,

non vediamo più il tuo sorriso.

In cielo c’è un postino in più:

sei tu, il postino del buon Dio.

A tutti porti buone notizie.

È per questo che ci affiorano

tanti bei ricordi di bontà.

Le notizie più belle

sono per la tua Gabriella

e per il tuo Valerio:

sono sensazioni dolci,

talvolta condite con lacrime,

ma sempre cariche di amore e di speranza.

Gabriella, Valerio e i tuoi amici

sempre attendono te:

il postino del loro cuore.

PER LA NOSTRA ITALIA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

PER LA NOSTRA ITALIA

Ho visto in televisione questa scritta:

“l’Italia è una patria che ha bisogno di amore”.

Ho pensato ai fatti di sangue di questi giorni:

l’Italia non la si costruisce con la violenza.

Ho pensato alle eccessive liste per le elezioni:

l’Italia non la si fa con la frantumazione politica.

Ho pensato alle disfunzioni dell’apparato statale:

l’Italia non la fanno nemmeno i furbi.

Ringrazio il Signore

per avermi creato: sono fratello di tutti gli uomini;

di avermi fatto cristiano: sono figlio della chiesa;

di essere nato in questo paese: sono italiano.

Quanti servizi di cui mi avvantaggio!

Scuola, assistenza sanitaria, previdenza sociale,

patrimonio naturale e culturale, scambi economici,

comunicazioni, tutela dell’ordine…

Non posso rimanere indifferente o assente

di fronte allo sviluppo del mio paese.

Mi sto preparando a votare.

È un gesto importante:

esprime il mio amore all’Italia.

Le elezioni

mi fanno sentire portatore

di responsabilità sociali,

di particelle di potere.

Da soli si riesce a fare ben poco,

ma insieme si fa tanto:

si costruisce pace, giustizia, libertà.

L’Italia ha bisogno.:

di cittadini

con il senso dello stato,

responsabili delle cose pubbliche,

capaci di dialogare, collaborare e fare;

di politici

sensibili ai problemi e ai valori,

competenti nell’amministrare,

sulla cui onestà si possa contare;

di cristiani

fedeli e coerenti,

desiderosi non di superare gli altri ma di essere se stessi,

impegnati a costruire il bene comune,

servendo in nome di Cristo.

L’Italia ha bisogno di questo amore.

BIGLIETTI, LETTERE, CARTOLINE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

BIGLIETTI, LETTERE, CARTOLINE

Manda delle belle cartoline illustrate

con una sola frase, con un pensiero semplice.

Non sai quanta gioia dai?

Ti senti solo? Sei giù di corda? Nessuno ti capisce?

Scrivi a qualcuno.

Hai un parente o una persona che evita di parlarti?

Il suo rifiuto può essere una tacita richiesta di aiuto.

Spedisci un biglietto.

Vuoi superare un rancore e non sai come fare?

Scrivi… Non stancarti di scrivere.

La lettera non arrossisce;

se cestinata, non ne ha a male.

Bussa… il cuore ti verrà aperto.

Perchè sei così avaro di parole scritte?

Sentirsi incapaci e non aver tempo

sono una scusa.

C’è invece la crisi dei buoni sentimenti

e il boom dell’egoismo.

Quanto tempo perso in chiacchiere e lamenti!

Quante parole per non dire e non dare niente!

Basta poco per sorridere e far sorridere,

anche se si ha voglia di piangere.

Basta poco per sentirsi meno soli,

anche se aggrediti da preoccupazioni entro le proprie mura.

Chiediti:

“Con la mia vita,

quanta speranza sono,

quanta speranza do,

quanta speranza lascio?”

Rispondi a chi ti scrive:

inizierà una corrispondenza.

Ritorna a leggere gli scritti ricevuti:

ogni parola avrà un sapore nuovo, più gustoso.

L’amicizia, la serenità, la speranza, il coraggio

viaggiano

insieme alle nostre lettere e alle nostre cartoline.

GRAZIE, MAMMA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

GRAZIE, MAMMA

Mamma, è la tua festa.

Ti dico: “Grazie”.

Lo posso dire:

con un fiore o un pensiero,

se sei qui accanto a me;

con un ricordo incancellabile,

se sei tornata al cielo.

Grazie,

perchè sei la mia mamma,

sempre la più bella, la più cara, la più amabile.

Grazie,

perchè mi hai dato la vita,

mi hai portato in grembo,

mi hai sostenuto con l’amore più forte.

Grazie,

perchè hai plasmato la mia anima,

scrutato la mia stella,

costruito il mio avvenire.

Grazie,

per le tue veglie e il tuo lavoro,

per le tue lacrime e le tue carezze,

per le tue parole dolci o ammonitrici,

per le tue preghiere sussurrate o cantate.

Grazie,

per i tuoi occhi:

mi guardano sorridenti quando sono buono,

mi fissano tristi quando sono cattivo.

I tuoi occhi di giovane o di anziana,

i tuoi occhi di sempre

mi mostrano la luce della tua anima

Anche se si sono spenti,

mi guardano e mi sussurrano “Coraggio!”

Grazie a voi, giovani spose,

in trepida attesa di diventare mamme.

Grazie a voi, mamme non più giovani,

che vedete riflessa nei figli la vostra giovinezza.

Grazie a voi, mamme dagli occhi spenti,

relegate nella solitudine di una casa vuota.

Grazie a voi, donne, che,

pur non essendo madri per natura,

lo siete per una maternità sublime

e donate gioia e calore ai sofferenti.

A voi tutte,

mamme secondo la carne o secondo lo spirito,

qui con noi o lassù in paradiso:

“Grazie!”.

CARO PAPÀ

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

CARO PAPÀ

Caro papà,

oggi è S. Giuseppe: è la tua festa.

I tuoi gesti misurati talvolta forti,

le tue parole brevi e sostanziose,

il tuo affetto virile

sono parte della mia vita.

Ombre e luci,

angosce e speranze,

attese e ritorni,

gioie e dolori,

traguardi e delusioni

fanno un tutt’uno:

sono la tua e la mia storia.

Il lavoro ti porta fuori casa per tanto tempo,

ma quando torni hai sempre una parola per me.

Mi hai sospinto, quand’ero nella carrozzina.

Mi hai accompagnato alla scuola materna

e mi sentivo grande come te.

Mi hai aiutato a fare i compiti

ed ero sicuro di non sbagliare.

Con me sei venuto in chiesa e all’oratorio.

Mi sei stato vicino

alla Prima Comunione e alla Cresima.

Tu mi sei padre del corpo e dell’anima.

Senza di te mi sentirei una vita sperduta.

Caro papà,

quello che tu provi e vivi,

lo prova e lo vive il Padre che sta nei cieli.

Egli ci ama senza rimpiangerci,

ci accetta come siamo,

ci perdona senza pretese,

sa attendere perchè sa amare,

ci dà fiducia perchè sa sperare,

ci raccoglie in famiglia perchè

il suo amore è il cemento della nostra unità.

Egli guarda la vita che scorre verso il mare.

Caro papà,

dammi la fiaccola accesa per la mia corsa.

In tuo nome la passerò ad altri.

Mi hai generato alla vita.

Mi hai generato alla. fede.

Grazie, papà.

IL VOLTO DEL SIGNORE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

IL VOLTO DEL SIGNORE

“Il tuo volto, Signore, io cerco”.

È un desiderio che ho in fondo al cuore.

Lo esprimo nella preghiera.

Lo canto nella liturgia.

Come sarà stato il volto di Gesù,

quando parlava con sapienza

a noi possibile solo immaginare?

La gente

con stupore si domandava:

“Non è il figlio di Giuseppe, il carpentiere?”

Pietro

sul Tabor lo vide trasfigurato.

Disse: “È bello stare qui. Facciamo tre tende”.

Con quale intensità

avrà contemplato, in preghiera,

la gloria del Padre?

Con quale compassione

avrà osservato le folle stanche e sfinite,

come pecore senza pastore?

Con quale bontà

avrà moltiplicato i pani

e preso cura dei malati?

Con quale dolcezza

avrà sorriso

agli umili, ai fanciulli e alle mamme?

Con quale fascino

avrà convertito la peccatrice,

che stette ai suoi piedi in lacrime?

Con quale forza

dopo il bacio avrà detto a Giuda:

‘‘Amico, tu mi tradisci?”

Con quale misericordia

avrà fissato Pietro, che uscì

a piangere per averlo rinnegato?

Quel volto

assomigliava alla volta del cielo,

che accoglie le stelle e le nostre miserie.

Quel volto

venne sfigurato dalla brutalità dell’uomo:

è la rivelazione più sublime dell’amore.

La nostra mente

è fatta per cose piccole:

non riesce ad abbracciare il mistero;

ma è già un’esperienza di cielo sapere che

guardare negli occhi di Gesù

è guardare negli occhi di Dio.

DUE CUORI A CONFRONTO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

DUE CUORI A CONFRONTO

Fiori e lumi ornavano

la statua del Sacro Cuore

presso la colonna a mezza navata.

Sostai a guardare quel Cuore:

ardente,

trafitto,

incoronato,

carico della croce.

In petto sentivo battere il mio cuore

nella sua piccolezza umana.

Anche il mio è ardente, ma

di passione per cose meschine,

di ambizione per altre a me superiori.

Anche il mio è trafitto, ma

dai peccati che ho commesso,

dalle incomprensioni che rimugino.

Anche il mio è incoronato, ma

da sicurezze che mi sono costruito,

da compiacenze che ho cercato.

Anche il mio è carico della croce, ma

della malattia che l’ha colpito,

della fatica di cui 1’appesantisco.

È povero il mio cuore.

È un cuore d’uomo:

sogna di amare e di essere amato,

sente il fascino del bene;

poi accetta compromessi,

percorre vie facili e comode,

si lascia ferire e colpire.

Continuai a guardare il Sacro Cuore

Mi sgorgò questa preghiera:

Signore,

hai nascosto la tua divinità per accogliere la mia umanità,

ti sei fatto povero perchè io sia ricco di grazia,

ti sei fatto servo perchè io sia libero,

sei morto in croce, perchè io sia perdonato.

Hai dato

la tua carne per la mia carne,

la tua vita per la mia vita,

il tuo sangue per la mia redenzione.

Mi hai amato sino alla fine.

A me stanco e affaticato

sempre dici:

‘‘Vieni e ti ristorerò”.

EMMAUS: LA MIA STRADA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

EMMAUS: LA MIA STRADA

La sera di Pasqua

due uomini sono in cammino

da Gerusalemme a Emmaus.

Sono tristi.

Uno “straniero” li affianca.

Ascolta i loro discorsi e dice:

“Tardi di cuore nel credere.

Il Cristo doveva patire

per entrare nella gloria”.

Al villaggio

fa come se dovesse andare oltre.

Loro insistono:

“Resta con noi: si fa sera”.

Lui entra per rimanere.

A tavola

benedice il pane, lo spezza, lo distribuisce.

Poi scompare.

Quelli comprendono

e si dicono:

“Quando parlava, il cuore ci ardeva”.

Anch’io cammino sulla mia strada:

troppe volte per tornare a casa mia,

per ripiegarmi in me stesso,

deluso, triste, stanco.

Sulla mia strada mi sento solo:

non so vedere

chi cammina con me,

la vita nuova già iniziata.

Il Signore mi raggiunge,

sta al mio fianco,

mi scuote con il suo richiamo:

“Tardo di cuore nel credere”.

Mi parla

con le Sacre Scritture,

con la voce della Chiesa,

con il consiglio di chi mi ama.

Attende da me una preghiera:

“Resta con me, Signore: si fa sera”.

Se lo ascolto, mi rincuora.

Se gli apro, si fa mio ospite.

Se ceno con Lui, mi spezza il suo pane.

E mi dà forza e fiducia

per riprendere la mia strada.

SANGUE VERSATO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

SANGUE VERSATO

In sacrestia mi tolgo i paramenti.

Il mio cuore canta questa preghiera:

“Grazie, Signore, per le Messe che celebro”.

La Messa

riempie la mia giornata di prete

vestito di povertà umane.

Del Banchetto Eucaristico

scopro e assaporo

gusti sempre nuovi.

Penso alle parole della Consacrazione del vino:

“Questo è il calice del mio sangue

per la nuova ed eterna Alleanza

versato per voi e per tutti”.

Immagino

il sangue di Gesù versato in croce;

il sangue di tanti uomini sparso

in guerre, attentati e incidenti.

La violenza è il clima di ogni giorno.

Eppure non riesco a fare

l’abitudine al sangue:

qualcosa mi scuote

le fibre più intime del cuore.

Il sangue è simbolo di vita:

dare il proprio è immolazione,

versare quello altrui è omicidio,

segnarsi con lo stesso è patto inviolabile.

Mosè

prese il sangue delle vittime immolate,

lo sparse sull’altare e sul popolo.

Dio e Israele

in quel gesto fecero Alleanza.

Gesù

obbedì fino alla morte di croce.

Per il suo sangue versato

Dio entra in comunione

con me,

con la Chiesa,

con tutti gli uomini:

l’Alleanza è perfetta, è nuova.

Ascolto

il mio cuore battere,

il mio sangue circolare nelle vene:

sono la vita che mi pulsa dentro.

Mi unisco alla Chiesa

e dico:

“Anche il mio sangue è versato.

L’Alleanza è sempre più nuova”.

IL ROVETO ARDENTE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

IL ROVETO ARDENTE

Mosè

andò oltre il deserto,

arrivò al monte Oreb.

Vide un roveto:

ardeva e non si consumava.

Si avvicinò.

La Voce

gli disse:

“Togliti i calzari”.

Anch’io un giorno,

entrando in chiesa,

mi tolsi le scarpe:

sentii la terra di cui sono fatto.

Quanti mi avevano preceduto,

stavano

in ginocchio, o seduti, o prostrati.

Al posto dell’altare c’era

un vero roveto:

tra i rami

l’ostia illuminata.

Dio

fa ardere la povertà

di ogni cosa

e di ogni persona.

Mi misi in adorazione:

per non rompere l’incanto

trattenevo il respiro;

per evitare l’inganno dei sensi

con le mani

mi coprivo il volto;

per i peccati

mi sentivo rovo secco

da bruciare e consumare.

La Voce

dentro mi sussurrò:

“Io sono il tuo Dio”.

Con trepidazione risposi:.

“Eccomi”.

L’Eucaristia

celebrata, adorata, vissuta

è il roveto che fa ardere il cuore.

LE PAROLE DI MARIA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

LE PAROLE DI MARIA

Maria, mi sei educatrice meravigliosa.

Ti contemplo con sguardo devoto.

Mi insegni ad amare

soprattutto con il tuo silenzio.

Nel Vangelo trovo sette tue parole.

Sono poche ma Sufficienti.

Sono fiamme d’amore.

Ognuna ha il suo colore.

1

Maria, l’Angelo ti annuncia

che sarai madre;

tu non conosci uomo.

Chiedi: “Come è possibile?”

Vuoi una spiegazione

non per capire,

ma per obbedire.

Quante situazioni incomprensibili!

Maria, insegnami a pregare,

perchè abbia forza di “rimanere in Dio”.

2

L’Angelo risponde quanto basta.

A Dio niente è impossibile.

Maria, tu decidi:

“Eccomi sono la serva del Signore.

Avvenga in me quello che hai detto”.

Il Verbo si fa carne.

Tu sei la sua dimora.

Chiunque

ascolta e osserva la Parola di Gesù

è per Lui: madre, fratello e sorella.

3

Maria, giungi in fretta da Elisabetta.

La saluti.

Non so con quali parole.

Le sente lei.

Il bimbo le sussulta in grembo.

Il tuo amore si irradia.

Le confidi il tuo segreto.

Maria, aiutami

a dar voce a quanto per grazia ho dentro,

perchè lo condivida in fraternità.

4

Maria, ascolto il tuo canto:

“L’anima mia magnifica il Signore

e il mio Spirito esulta in Dio”.

Tu contempli

Il trasformarsi dell’esistenza umana.

Riconosci che il Signore

fa grandi cose in te e nel popolo.

Il tuo amore esplode di gioia.

Maria, da te imparo a esultare

per i segni di speranza posti sul mio cammino.

5

Maria, nel tempio ritrovi Gesù.

Chiedi:   “Figlio, perchè hai fatto questo?”.

Non ti è dato di capire.

Con angoscia l’hai cercato.

Ora l’inquietudine si placa.

Di nuovo siete insieme.

L’amore torna a gioire.

E in cuore conservi ogni cosa.

Anch’io dico:

“Il tuo volto, Signore, io cerco”.

6

Maria, sei alle nozze di Cana.

Avverti ciò che di fatto nessuno vede.

A Gesù dici: “Non hanno più vino”.

Tu sei attenta ai tuoi figli.

Ne condividi le sofferenze.

Intercedi.

Il tuo amore sa compatire.

Maria, fammi sentire la dolcezza della grazia,

quando la prova mi tormenta.

7

Maria, dici ai servi della mensa:

“Fate quello che dirà Lui”.

Tu parli a tutti.

Parli all’anima mia.

Raccomandi di fare ciò che Gesù dice.

Il tuo amore

ci vuole uniti nella sua volontà.

Maria, fa che io comprenda

che l’obbedienza al Signore

fa della vita un miracolo di bene.

Maria,

rendo grazie allo Spirito Santo,

che ha fatto giungere anche a me

queste tue parole.

Le custodisco,

perchè vengono dal tuo cuore di madre.

IL SILENZIO È VITA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

IL SILENZIO È VITA

Ho aperto la finestra della camera

e sono stato affacciato sulla valle.

La frescura dell’aria

mi ha scosso dall’ultimo torpore del sonno.

L’alba spandeva una luce diffusa

ad annunciare l’approssimarsi del giorno.

Ero immerso nel silenzio.

Ho pensato

al chiasso dei ragazzi che avevo con me,

alla mia voce amplificata coi microfoni.

Ho sentito il dovere

di chiedere scusa.

Scusa alle montagne,

che da sempre stanno lì

con le vette che sconfinano tra le nubi.

Scusa agli alberi,

che come giganti buoni offrono

ombra e ospitalità con le loro fronde.

Scusa ai prati,

che stendono manti di diversi .verdi

dove pullula ogni forma di vita.

Scusa ai fiori,

che a ogni soffiar di vento dondolano

in una leggera danza di colori.

Scusa all’acqua,

che scendendo tra i massi

avverte della sua presenza ristoratrice.

Scusa agli uccelli,

che con il loro richiamo da un ramo all’altro

compongono una gioiosa armonia.

Ho chiesto scusa

per aver rotto il silenzio,

che accompagna la loro esistenza.

Il silenzio non è un vuoto,

è vita genuina e colma.

Nel silenzio l’anima

si eleva all’incontro con Dio.

Ascolta la sua Parola.

Accoglie la sua Grazia.

Sta in adorazione.

Nel silenzio la vita

si carica di tutte le sue esplosività.

Coglie il presente.

Progetta il futuro.

Si apre allo slancio dell’azione.

Nel silenzio il pensiero

raggiunge il mistero che abita in ogni cosa.

Muove verso parole sagge e costruttive.

Dà senso e bellezza all’esistere.

Nel silenzio il cuore

si rinnova e purifica.

Avverte il senso del peccato.

Libera l’autenticità che ha dentro.

Nel silenzio

c’è confronto, rispetto, accoglienza.

Nasce l’armonia delle voci.

Sboccia la lode e la supplica.

Sgorga il canto del ringraziamento.

Le nostre case e le nostre contrade

sono invase da

chiacchiere, rumori, notizie, parole anonime.

Questi appesantiscono il respiro dell’anima

come afa d’estate.

Stiamo in silenzio.

Portiamo altri al silenzio.

Il mondo sarà un paesaggio

degno dell’uomo,

abitato da Dio.

SOTTO IL SUO SGUARDO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

SOTTO IL SUO SGUARDO

Siamo stati pellegrini a Roma.

Abbiamo visitato

San Giovanni in Laterano.

Entrando,

ancora sulla soglia

siamo stati catturati.

dallo splendore dell’abside:

lassù

la luce dei riflettori illuminava

il maestoso mosaico

di Cristo Re dell’universo.

Siamo saliti lungo la navata,

osservando gli Eventi della Storia Sacra,

rappresentati sulle pareti laterali.

Giunti in presbiterio,

spontaneamente

e unanimemente,

ci siamo detti:

‘‘Qui tutto

è sotto lo sguardo del Signore”.

Il mosaico stava sopra di noi:

luminoso e immenso.

Cristo con i suoi occhi

penetranti e onnicomprensivi

ci guardava:

tutti insieme…

uno per uno…

fino in fondo al cuore.

Ci è venuto spontaneo

intonare il canto:

“Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare,

ad acque tranquille mi conduce.

Mi rinfranca,

mi guida per il giusto cammino

per amore del suo nome

Signore,

nulla sfugge al tuo sguardo.

LA PATENTE PER VIVERE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

LA PATENTE PER VIVERE

Alla patente hanno messo la sopratassa.

A comperare il dovuto bollo eravamo molti.

Un giovane disse:

“Bisogna proprio pagare.

Senza patente in regola non si viaggia”.

La vita è un grande viaggio.

Gli attimi si rincorrono.

Vanno

amati più che utilizzati,

riempiti di bene più che di piacere.

L’uomo è un pellegrino:

cammina per seminare.

Semina bene,

se spande bontà

senza badare a quanto tempo gli resta.

L’esperienza insegna a vivere:

i malanni

fanno capire che bisogna lottare,

le freddezze e l’aridità

mettono a prova l’amore,

le sofferenze e le lacrime

possono brillare di una corona immortale,

le disavventure

preparano incontri più dolci,

le fragilità e i peccati

aprono gli occhi a cercare cose pulite e vere.

Gli ideali danno forza al vivere:

credere nella speranza

dà voglia di essere sempre più nuovi,

fare il bene con serenità

mantiene eternamente giovani,

amare e sentirsi amati

fa stare con gli altri e rende utili.

Per vivere occorre soprattutto la patente.

“Signore,

tu solo la dai.

Tu dici:

Io sono

laVia,

la Verità,

la Vita”.

I SANTI E I MORTI

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

I SANTI E I MORTI

Uno e due novembre: i santi e i morti.

Sono celebrazioni popolari

di pietà e di memoria,

di nostalgia e di speranza

per chi crede e per chi vive senza aldilà.

Sono voce della vita.

Sono grido inestinguibile del sangue.

Sono fiducia nella potenza di Dio.

Sono forza dell’amore indistruttibile.

Sono segreta nostalgia di bontà.

Sono speranza di ritrovarci tutti un giorno.

I morti sono uno sguardo sul nostro passato.

I santi sono una luce sul nostro futuro.

Gli insegnamenti

e gli esempi

che ci hanno lasciato,

sono la loro

unica e vera eredità.

In questi giorni visitiamo il cimitero.

Guardiamo le croci.

Leggiamo le lapidi.

Amiamo,

piangiamo,

preghiamo,

speriamo.

Davanti al mistero della morte

cadono le montature

dei sogni terreni.

Di essi nulla resta.

Pensare alla morte

serve per vivere

più umanamente.

Una buona morte

non la si improvvisa

la si merita con tutta la vita.

Dal sepolcro vuoto di Cristo Risorto

è nata la nostra speranza;

è spuntato il nostro arrivederci

sincero, affettuoso, gioioso.

PER LORO PREGO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

PER LORO PREGO

È stata celebrata la Giornata del Ringraziamento.

Mi unisco a tutti per rendere più grande la lode al Signore.

Un salmo dice:

“I cieli e la terra narrano la gloria di Dio”.

Dei giovani, saliti in alta montagna,

stettero a guardare il panorama:

vette qua e là imbiancate di neve,

valli scoscese,

paesi da lontano proprio piccoli,

acqua gorgheggiante tra i sassi,

sotto pinete verdeggianti.

Un giovane esclamò:

“Senza l’uomo,

senza noi, che guardiamo stupiti,

questo paesaggio non avrebbe alcun senso.

A noi i cieli e la terra narrano la gloria di Dio”.

Ho ascoltato le voci del mondo inanimato:

il fragore delle onde e l’urlo dei venti,

il tuonare del temporale e lo scrosciare della pioggia,

il cigolio delle ruote e il rombo dei motori.

Ho ascoltato

il trattore: mi diceva io sforzo per rivoltare la terra,

la trebbiatrice: mi diceva la gioia di rigurgitare grano,

lo spandifieno: mi diceva la fretta per essiccare l’erba.

Quante voci!

‘Sono puramente fisiche.

Noi possiamo dare loro senso e religiosità.

Dico:

“Signore, per loro io ti prego”.

Così è anche per le bestie.

Ci siamo affrettati a dire che

non hanno né anima né intelligenza.

Eppure

animali muoiono per l’assenza del padrone,

i galli al mattino tra loro si richiamano,

i grilli e le cicale riempiono l’aria di armonia,

l’abbaiare del cane è un dialogo con chi è di casa,

il cinguettio degli uccelli è un concerto,

il tubare dei colombi è un corteggiamento alle compagne,

il pigolio dei pulcini fa correre la chioccia,

il muggito della mucca è una tenerezza al vitello.

Anche queste voci animali

si fanno preghiera cosciente

nella nostra preghiera.

Dico:

“Signore, per loro io ti prego”.

Ci sono anche tanti uomini,

che non credono

o non si accorgono di credere:

questa loro incapacità

è un mistero,

che non sappiamo decifrare.

Dico:

“Signore, per loro e al loro posto io ti prego”.

NATALE: DIO È CON NOI

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

NATALE:

DIO È CON NOI

Augurare: “Buon Natale”:

non è un gesto convenzionale,

non è compiacenza per giorni felici.

I nostri paesi sono vestiti di luci e colori.

Per molti forse è una festa consumata tra inviti e regali.

Anche la chiesa è ben addobbata.

Le campane alternano melodie gioiose a rintocchi solenni.

In alto sull’altare

tra i candelabri, i fiori e le luci

c’è il Bambino Gesù.

Con le sue braccia aperte sembra dire:

“Sono l’Emmanuele, Dio con voi”.

È lontana nel tempo la notte in cui

una donna, come tante altre,

diede alla luce

un figlio, come tanti altri,

in un villaggio della Giudea.

Da allora

per quel bambino

noi cristiani

celebriamo il Natale;

crediamo che

“La Luce brilla nelle tenebre…

Il Verbo si è fatto carne…

Dalla sua Pienezza abbiamo ricevuto grazia su grazia”.

È vero!

la guerra, la violenza, la morte uccidono ancora;

ma Dio è con noi:

c’è chi lavora per la pace, la giustizia e la vita;

la gente vuole una società diversa.

È vero!

la fame, la droga e le disgrazie fanno morire ancora;

ma Dio è con noi:

c’è chi rimbocca le maniche e offre le sue energie,

fioriscono esempi di volontariato.

È vero!

le malattie e il dolore tormentano tante membra ancora;

ma Dio è con noi:

dà il coraggio di stare in croce,

suscita animi attenti e premurosi,

impegna nella ricerca e nella professionalità.

È vero!

l’egoismo divide e sfrutta ancora;

ma Dio è con noi:

la sete di fraternità è grande,

la speranza è forte.

Dio è con noi:

più ci penso e più mi scopro

capace di gioire,

disponibile a ogni appello.

Dio è con noi:

le disgrazie suscitano solidarietà,

le sofferenze si trasformano in preghiera

gli occhi bagnati di lacrime guardano il cielo,

la mia anima si sente salvata,

nasce una vita nuova.

Buon Natale

è dire a tutti:

“Dio è con noi”.

ANNO NUOVO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

ANNO NUOVO

Primo gennaio.

Noi

ci scambiamo auguri.

Gesù

propone impegni;

dice:

“Il padrone di casa

estrae dal suo tesoro

cose nuove

e cose antiche”

A ricordare il vecchio

e a imparare dal nuovo

si diventa maestri di vita.

L’unico

a non perdere tempo

è proprio il tempo.

Di stagione in stagione

arriva la sera,

anche per noi.

Anno nuovo, vita nuova.

Il mondo è pericoloso.

Rifugio sicuro

è Dio:

guardiamo a Lui

con fiducia.

Per il resto

mettiamo

un pizzico di zucchero

in quello che diciamo agli altri;

ascoltiamo

con un grano di sale

ciò che gli altri dicono a noi

In casa

beviamo

meno televisione.

A tavola

facciamo uso

di più pane, e conversazione.

Molte cose

andranno meglio.

LA STELLA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

LA STELLA

L’Epifania

è il Natale dei Magi:

di chi viene da lontano

per cercare

non qualcosa

ma Qualcuno.

Cristo

è di tutti,

è per tutti.

Non è

monopolio di nessuno.

Nessuno

può soffocare

il seme nascosto

a Betlemme:

né Erode,

né altro potente del mondo.

Chi vuole,

lo trova sempre.

Basta

muoversi a cercarlo,

come i Magi.

Va cercato

come l’unico Dio.

Va cercato

perchè

la nostra vita

senza Lui

è un deserto impossibile.

Custodiamo in noi

un po’ di Natale.

Una serena nostalgia

di bontà

ci farà luce.

E la nostra vita,

come i Magi,

avrà

la sua stella.

NON PIÙ COME PRIMA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

NON PIÙ COME PRIMA

Le feste di Natale

sono passate.

Le luci

si sono spente.

La vita

è ritornata al ritmo ordinario..

Tutto è come prima?

No! …

Per molti almeno.

Chi

si è seduto a tavola

con familiari e amici

per stare volentieri insieme,

non è rimasto come prima.

Chi

ha sofferto

malattia,

solitudine,

mancanza di affetti

nella gioia diffusa,

non è rimasto come prima.

Chi,

pur avendo ricevuto regali,

ha provato la gioia

di donare qualcosa,

non è rimasto come prima.

Chi

è andato alla chiesa

e si è confessato,

non è rimasto come prima.

Chi

nel bambino del presepio

ha contemplato il Figlio di Dio

non è rimasto come prima.

Il Natale

lascia la voglia

di vita nuova.

DEPONETE L’UOMO VECCHIO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

DEPONETE L’UOMO VECCHIO

Tira il venticello di marzo.

Il cielo è terso.

I contadini

bruciano sterpaglie e foglie secche,

puliscono prati e orti,

potano piante e viti,

seminano terreni

ben arati e coltivati.

Con la primavera

sboccia la vita nuova.

Anche in paese

i giovani comunicano

“Brusom la ècia” (Bruciamo la vecchia).

L’inverno

ha accumulato

cianfrusaglie, rottame, vecchiume.

Si sente

il bisogno di far pulizia.

Quanto è inutile

diventa

il “falò dé la ècia” (il falò della vecchia).

L’apostolo Paolo dice:

“Deponete l’uomo vecchio.

Rivestitevi del nuovo”.

Il sacerdote

impone le ceneri,

a ciascuno raccomanda:

“Convertiti

e credi al Vangelo”.

La Quaresima

è la stagione

del cuore e dell’anima,

fa camminare

in novità di vita.

Ricominciare ogni giorno

è difficile;

ma la Grazia aiuta,

il perdono purifica

e in noi

c’è sempre

un cantuccio sano,

che può rifiorire.

MANI FORATE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

MANI FORATE

È il Venerdì Santo.

Il parroco ha terminato la celebrazione.

Le luci si sono spente.

La chiesa è rimasta spoglia e nella penombra.

Al centro su un tavolo ben preparato

è adagiato il Crocifisso.

Lo illuminano due grossi ceri:

piano piano si consumano

dando un bagliore tenue e soffuso.

Gli ultimi fedeli sostano in adorazione.

Il mistero è grande:

il sacrificio è compiuto,

l’amore si è immolato…,

fuori la vita corre come sempre.

Commosso mi avvicino al Crocifisso

e depongo il mio bacio sulle sue mani.

Sto a guardarle:

sono mani forate.

Avevano

accarezzato fanciulli,

toccato il cieco e guarito malati,

sollevato il ragazzo e la ragazza morti,

moltiplicato i pani e benedetto la folla,

scritto nella polvere e scacciato i profanatori,

fatto miracoli e distribuito consolazioni.

Ora sono aperte e non stringono più.

Anche le mie devono essere mani forate.

Il Vescovo le ha consacrate.

In nome di Gesù

benedicono, assolvono, ungono.

“Signore, con le mie mani,

a Te elevo il peso dell’umanità,

agli uomini porto la tua Grazia”.

Tutti dobbiamo avere

mani capaci di offrire,

mani disposte a lavorare,

mani pronte a pregare.

BUONA PASQUA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

BUONA PASQUA

La natura ricomincia la sua fatica.

Torna la primavera.

Attorno a noi e dentro di noi

c’è aria di risurrezione.

Pasqua è:

la certezza che la parola ultima

spetta:

non alla morte ma alla vita,

non al timore ma all’amore,

non al tempo ma all’eternità,

non all’ansia ma alla speranza,

non alla malinconia ma alla gioia

Pasqua è:

il respiro della vita,

l’inno della speranza,

la liberazione della morte nel cuore,

l’inizio di un modo nuovo di esistere,

l’annuncio della risurrezione

Cristo

è risorto

è vivo ed è presente,

è il Signore

Ci vuole:

tenaci nei bene,

forti nell’amore,

lieti di perdonare e di sentirci perdonati,

attenti a capire noi stessi e gli altri,

custodi del buono, che abbiamo o siamo,

seminatori di saggezza,

decisi a ricominciare ogni giorno,

desiderosi di incontrare Lui

“Buona Pasqua”

non vuol dire:

felice primavera,

abiti nuovi,

sorrisi in famiglia e tra amici,

tavola festosa,

scampagnate a pieni polmoni

“Buona Pasqua”

è coraggio di

esistere,

amare,

cambiare

LE PRIME COMUNIONI

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

LE PRIME COMUNIONI

Cari fanciulli di Prima Comunione,

siete

il nostro “cantico delle creature”.

Siete

un raggio della bellezza di Dio,

il sorriso di mamma e papà,

i fiori che abbelliscono le nostre case,

i frutti saporosi della Chiesa,

la profezia della società.

Siete

l’immagine della, bontà.

Senza il candore della vostra vita,

senza i vostri occhi lucenti,

senza le vostre voci cinguettanti,

senza i vostri cuori pieni di attese e di promesse,

senza le vostre mani tese a offrire,

il mondo sarebbe più freddo e povero.

Oggi

accogliete Gesù con gioia,

pregate come i santi,

cantate come gli angeli,

sognate come gli innamorati del cielo.

Oggi

invitate anche noi

a fare Comunione,

a sentirci famiglia,

a vivere con animo aperto e attento.

L’Eucarestia

è il dono più grande

della potenza. di Dio Padre,

della sapienza di Dio Figlio,

dell’amore di Dio Spirito Santo.

L’Eucarestia

è la forza per vincere il male con il bene,

è la sorgente per vivere con amore,

è il segreto per sperare nel futuro e nell’eternità.

Oggi,

mamme e papà di questi fanciulli,

pregate così:

“Signore,

ti lodiamo e ti ringraziamo per i nostri figli.

La nostra parola sia luce sulla loro strada,

la nostra mano sia guida alla loro inesperienza,

la nostra vita sia esempio per la loro vita”.

LA FESTA DEL PERDONO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

LA FESTA DEL PERDONO

Quella domenica pomeriggio si celebrarono

le Prime Confes

Al catechismo fanciulli e fanciulle

avevano imparato

le parabole della misericordia,

i gesti di Gesù quando perdonò

la Maddalena, il ladro in croce, il rinnegamento a Pietro.

Sapevano che

la confessione è la festa del perdono

da farsi

non con paura come quando la maestra interroga,

ma con sollievo come quando la mamma corregge.

Arrivarono con i genitori.

Presero posto nei banchi.

Anche Gesù andò al tempio con Maria e Giuseppe.

Dopo il canto, il Vangelo e le preghiere.

Mamme, papà e figli

si aiutarono tra loro nell’esame di coscienza.

Si accostarono ciascuno al confessore.

Per ringraziare il Signore

diedero il bacio al Crocifisso.

La festa del perdono

continuò poi all’oratorio

con un piccolo sapore anche esterno.

Qui mi avvicinò Giorgio:

ricci biondi, occhi vivaci.

Con un sorriso da cui traspariva la gioia del cuore,

mi disse:

“Sa che è facile confessarsi!”.

Doveva sentirsi dentro un grande sollievo.

Mi ripetè:

“È proprio facile confessarsi!”

Mi fermai a guardarlo.

Come illuminato dall’alto gli risposi:

“Giorgio, hai ragione: è facile confessarsi.

Sai il perchè?

E Gesù che fa tutto”.

Soddisfatto corse a raccontarlo alla mamma.

È proprio Gesù che fa tutto:

Lui ha pagato per noi,

Lui ha vinto il peccato, amandoci fino alla croce.

A noi tocca

farci umili e fiduciosi,

accogliere la sua misericordia,

e entrare nella sua vita.

UNA SOLA COMUNITÀ

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

UNA SOLA COMUNITÀ

È il pomeriggio del lunedì di Pasqua.

In chiesa c’è una folla insolita.

Sono genitori, familiari, amici

di nove bambini di colore

che stanno per essere battezzati.

I tre più grandicelli hanno sette, sette, sei anni.

Con entusiasmo rispondono alle domande del parroco.

Michael racconta la passione e la morte di Gesù.

Arduino promette di essere buono perchè figlio di Dio.

Nancy evita di nominare Giuda, perchè traditore.

I nomi degli altri sono:

Giovanni, Giuseppe, Giuditta, Bruno, Luis, Angelo.

Il parroco, spiega i gesti che va compiendo.

Fa un’affermazione che resta scolpita in tutti:

“Nessuno di noi è extracomunitario

Tutti facciamo l’unica comunità di Cristo”.

I bambini salgono in presbiterio.

Piegano la testa sul Fonte Battesimale.

Chiudono gli occhi.

Il parroco fa scorrere l’acqua sulla loro fronte.

Dice:

“Io ti battezzo

nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

Il mistero è grande.

I presenti guardano con stupore.

Appare qualche lacrima e sorriso di tenerezza. ‘

I bambini sono emozionati

I loro occhi brillano

di un bianco intenso sul volto scuro.

I Figli di Dio sono tutti belli.

La pelle per Dio non ha colore.

I padrini e le madrine

indossano ai loro figliocci la tunica.

Il parroco dice:

“Ti sei rivestito di Cristo.

Ricevi questa veste bianca.

Portala senza macchia per la vita, eterna”.

Piccoli e grandi,

monteclarensi e immigrati,

recitano insieme

il Padre nostro.

Le mani si prendono:

dita nere si intrecciano con altre bianche.

È la catena della fraternità umana

ricostruita da Cristo, morto e risorto.

SCELTE D’AMORE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

SCELTE D’AMORE

Alla porta della chiesa

il parroco ha esposto un manifesto.

Al centro due discepoli guardano Gesù.

Sopra sta scritto

“Lo riconobbero nello spezzare il pane”.

Il pane ha il sapore della vita.

Gesù lo spezza per offrire se stesso:

in questo gesto si fa riconoscere.

Sotto sono elencati i sacerdoti novelli.

Leggo i loro nomi: uno per uno.

Vorrei

immaginare i loro volti: non li ho mai visti;

distinguere le loro voci: non le ho mai udite;

stringere le loro mani: non ci siamo mai incontrati.

Devo dire:

“Non li conosco”.

Con il manifesto essi mi dichiarano:

“Spezzeremo il nostro pane.

Distribuiremo quello che siamo e abbiamo.

Da questo saremo riconosciuti”.

Sto seguendo la loro ordinazione.

Li vedo prostrati a terra:

percepisco palpiti di cuori innamorati

di Cristo più che di se stessi,

delle anime più che del mondo.

Li osservo inginocchiati davanti al Vescovo:

lui impone loro le mani e li unge,

io li guardo come si guarda un tesoro.

Ascolto la loro promessa di obbedienza:

è una disponibilità grande

come l’attesa della diocesi.

Chi sono questi sacerdoti novelli?

Sono giovani,

che guardano la vita con coraggio e dedizione.

Sono voce

di una generosità diffusa,

che cerca risposte serie alla sete dell’anima.

Sono uomini

afferrati dalla chiamata di Cristo,

pronti a ogni fatica per il Regno di Dio.

Per loro

la Chiesa è in festa,

una nuova speranza si è accesa,

la vita si fa canto

di gioia e di riconoscenza.

I PRIMI MEDICI

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

I PRIMI MEDICI

I primi medici che avvicinai

sono marito e moglie, giovani.

Andai la prima volta

senza convinzione:

presumevo nella mia salute.

Fatto l’elettrocardiogramma,

il dottore mi disse:

“Reverendo, che cosa sente lei?

Ho pazienti, che raccontano guai e hanno poco,

altri, che non dicono nulla e hanno cose serie.

Non vorrei che lei fosse uno di questi.

E meglio fare l’ecocardiogramma”.

Compose il numero telefonico dell’ospedale.

Parlò del mio caso con sua moglie cardiologa.

Mi raccomandò di raggiungerla subito

In ospedale venni ricevuto

da una dottoressa garbata e precisa

Mi esaminò e tratteggiò la diagnosi.

La sera stessa mi vollero a cena da loro

Parlammo di tante cose e mi spiegarono

che avevo la miocardiopatia dilatativa

Mi fecero ricoverare in ospedale per accertamenti

La diagnosi venne confermata

Lui venne a sedersi sul mio letto e disse

“Stia nelle nostre mani.

Insieme avremo buone possibilità

Ci sono varie medicine”

Sentii d’aver trovato un medico,

ma anche un amico

Da allora quante visite! Quanti consigli!

Non riuscivo più a condurre la parrocchia

I superiori mi invitarono

a essere prete in modo diverso.

Lasciare il ministero

mi sembrava tradire vocazione e fedeli.

Ricorsi ai miei medici e chiesi:

“Ho bisogno non solo di medicine,

ma anche di consiglio”.

Parlammo a lungo.

Oltre alla salute affidai loro

anche un pezzo della mia anima.

Ora capisco meglio Gesù che dice:

“Non sono i sani, ma i malati

che hanno bisogno del medico”.

DIVENTA PRETE DELL’ASCOLTO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

DIVENTA PRETE DELL’ASCOLTO

Lasciai la parrocchia con grande dispiacere.

Venni accolto nella Casa della Sapienza,

tra il verde della vallata di Lozio.

Incontrai giovani e adulti

desiderosi di stare con il Signore.

Con loro

mi misi in ascolto,

elevai lodi e invocazioni.

Chiesi anche l’Effusione dello Spirito Santo.

Il predicatore del corso,

mi impose le mani.

Gli stavo davanti in ginocchio

con gli occhi socchiusi

e il cuore che batteva piano.

Lesse la Trasfigurazione di Gesù.

Scandì le ultime parole:

“Questi è il mio Figlio: Ascoltatelo”.

Tenendo la mano sulla mia testa,

mi ripeté:

“Ascolta fratello… Ascolta… Ascolta”.

Ebbi una intuizione,

lo interruppi e gli chiesi:

“Questo brano, l’ha letto solo a me o anche agli altri?”

Mi rispose:

“E per te.

È  la Parola,

che in questo momento il Signore rivolge a te”.

La mia mente andò ad un altro episodio.

Un giorno mi ribellai alla mia condizione.

Tornai un’altra volta dal medico,

donna stimata

per la competenza professionale

e per la sua fede.

Le chiesi con insistenza medicine più forti.

Ma il cuore non può fare più di tanto.

Mi consigliò:

“C’è bisogno di confessori, che sappiano ascoltare.

Lascia l’attività pastorale.

Diventa prete dell’ascolto!”

I due eventi mi parvero pieni di luce:

“Ascolta fratello… Ascolta… Ascolta…

diventa prete dell’ascolto”.

Fu solo coincidenza?

Fu un accostamento della mia emotività?

Comunque sia, ora non sono più parroco.

Ascolto il cuore del mondo.

Ascolto il gemito dei fratelli.

E cerco di diffondere semi di speranza.

Dentro ho la pace.

Sono certo che

Dio fa sentire a ogni età la sua chiamata

e volge tutto al bene per quanti lo amano.

L’OBBEDIENZA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

L’OBBEDIENZA

È un mattino di aprile.

Passeggio

nel cortile della canonica,

recitando le Lodi.

Sosto a guardare

un vaso di edera.

È

contorta

e sostenuta da un paletto.

Sembra ispirarmi un messaggio.

Mi reco dal Vescovo.

Il suo sorriso

mi fa sentire

alla presenza di un padre.

Ascolto con attenzione

le sue parole.

Gli dico:

“Eccellenza,

sono come l’edera,

che ho osservato

questa mattina nel mio cortile.

Sono un prete

dall’animo contorto,

incapace di stare in piedi.

Ho bisogno di sostegno”.

Lui

riprende a parlarmi.

Capisco che

la volontà di Dio

è sostegno all’uomo.

La penitenza immola il corpo.

L’obbedienza immola l’anima.

Penso a Gesù:

Lui, il Figlio di Dio,

si è sottomesso a due creature,

Maria e Giuseppe;

Lui, l’ancora della nostra vita,

si è fatto obbediente

fino alla morte di croce.

Con Lui dico:

“Mio cibo

è fare la volontà

del Padre mio”.

CARI COLTIVATORI

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

CARI COLTIVATORI

I medici

mi hanno detto che

ho il cuore ingrossato:

non devo affaticarlo.

Avrete un altro

Consigliere Ecclesiastico.

Tra voi

il prete

è segno della premura

che la Chiesa ha

per il mondo rurale.

Tra voi

ho fatto

una delle esperienze più belle

del mio ministro sacerdotale.

Tra voi

ho imparato

ad essere fiero

delle mie radici esistenziali:

sono figlio

di lavoratori della terra.

Non dimenticherò

la stima

che mi avete dimostrato.

Continuerò

ad amare tutti

in Cristo

con un cuore,

che ora

è veramente più grande.

IL DISTACCO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

IL DISTACCO

Scrissi al Vescovo:

“Non ho più le forze.

Sono di inciampo

al cammino pastorale.

Affidi ad altri

la guida

di questa parrocchia,

bella

e benedetta.

A me

sono bastati tre anni

per amarla

e per portarla in cuore.

Anche se non farò

il parroco,

per tutti

sarò

sempre

Sacerdote di Cristo”.

Ai fedeli comunicai:

‘‘Il mio cuore

è stanco di battere,

ma non di amare.

Non posso più fare quello

che devo

e che voi meritate.

Per questo

ho rimesso la parrocchia

nelle mani del Vescovo

In questo momento

desidero testimoniarvi

che quello che conta

è fare

la volontà di Dio”.

PAGA ANCHE TU

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

PAGA ANCHE TU

Il Crocifisso si erge alto sull’altare

tra i candelabri e il verde di due piante.

Un fascio di luce lo illumina

e lo rende visibile a chi sosta in adorazione.

Dal centro della navata contemplo

il suo volto,

il suo costato,

le sue ultime gocce di sangue versato.

Ricordo le parole dei profeta Isaia:

“Egli si è caricato delle nostre sofferenze,

si è addossato i nostri dolori.

Egli è stato trafitto per i nostri delitti,

schiacciato per le nostre iniquità

Per le sue piaghe siamo stati guariti”.

Qualcuno paga per altri.

Ho visto:

mamme piangere per gli sbagli dei figli,

papà sacrificarsi per dare loro un avvenire,

coniugi distrutti per l’infedeltà dell’altro,

figli intristire perchè la famiglia si era sfasciata,

lavoratori riempire vuoti lasciati da altri,

sacerdoti dare la vita per i loro fedeli.

Gesù ha versato il suo sangue

per la remissione dei peccati.

Vicino ho il confessionale.

Una persona mi attende.

L’ascolto e le dico:

“Ti assolvo dai tuoi peccati”.

È un gesto non mio,

è più grande di me.

Il perdono ha un prezzo.

Gesù ha pagato con la sua passione e morte.

Ora fa me strumento della sua misericordia.

Sento una gioia grande,

ma anche un richiamo forte:

“Paga anche tu

come confessore

con le tue croci,

la tua fatica,

la tua fedeltà;

paga anche tu”.

IL DOLORE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

IL DOLORE

Le onde del mare

avanzavano, rumoreggiando e ingrossandosi.

Si schiantavano contro la roccia

e l’acqua schizzava lontano.

Dall’alto guardavo

e mi sentivo raggiunto dall’umidità,

che saliva invisibile.

Infinite gocce formano il mare.

Ogni cuore porta il suo dolore.

Io sento il peso del mio,

tu del tuo,

gli altri del loro.

Insieme costruiamo il dolore dell’umanità.

Ogni goccia fa più grande il mare.

Il prete celebra la messa.

Nel calice fa scendere

un po’ d’acqua:

si mescola con il vino.

Insieme diventano Sangue di Cristo.

Ogni goccia si mescola nel mare

Il mio dolore, accanto al tuo,

ci fa compagni di sventura.

Il nostro dolore, portato insieme,

ci fa sentire solidali.

Ogni dolore, unito alla Passione di Cristo,

ci fa partecipi al sacrificio,

che salva l’umanità.

Ogni goccia fa parte del mare.

Trasforma il tuo dolore in offerta:

una grazia in più

i fratelli raggiungerà

e l’acqua della misericordia

più mali purificherà.

Le gocce giungevano sulla roccia

e bagnavano di fresco il mio volto.

L’ABBRACCIO CON IL MIO SIGNORE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

L’ABBRACCIO CON IL MIO SIGNORE

Incontrai una persona anziana.

Mi parlò dei suoi acciacchi.

Mi confidò una paura, che si portava dentro:

la paura della vecchiaia e della morte.

Cercai di rincuorarla.

La invitai

a cogliere gli aspetti positivi

di ogni età,

anche della vecchiaia;

a guardare con simpatia

le generazioni che avanzano;

a vivere intensamente il presente.

Le dissi:

“Operiamo il bene, finchè abbiamo tempo,

già non sappiamo quando calerà la notte”.

Le mie parole

non diedero la serenità desiderata.

Allora le feci dono di una mia esperienza.

Ho il cuore malato.

In uno dei controlli periodici

il medico mi disse in tono scherzoso:

“Reverendo, dimentichi l’attività,

pensi di più all’anima”.

Ritornato a casa, presi un po’ di riposo.

Steso sul letto, riandai a quella frase.

Pensai alla morte,

alla mia morte.

La sentii come la fine di tutto.

In quel momento

mi raggiunse la Grazia di Dio.

Fu come una illuminazione:

breve ma intensa.

Mi lasciò

una dolcezza squisita in fondo al cuore.

Vorrei riprovarla,

ma mi basta quella.

Vorrei comunicarla,

ma le parole non sono adeguate.

Compresi chiaramente che

la morte

è l’abbraccio con il mio Signore.

LA NOTTE

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

LA NOTTE

La notte era avanzata.

Stavo alla finestra della casa

posta in alto sulla montagna.

Aveva appena piovuto.

Il buio era fitto:

nessuna luce,

il cielo coperto,

il bosco bagnato,

l’aria fredda e umida.

Mi sentivo un bambino sperduto.

Il buio mi era sceso dentro,

mi aveva raggiunto l’anima.

Quante volte

abbiamo la notte nel cuore!

È fatta

di amarezze, di dolori, di peccato.

Il mondo accende le sue luci:

sono illusioni

come le lucciole nelle sere d’estate.

Anche gli apostoli

Di notte

si trovarono sul lago

con il vento contrario.

Gesù andò verso di loro,

camminando sulle acque;

li rassicurò:

“Coraggio, sono io, non temete”.

La notte può essere grazia.

Di notte Mosè liberò il suo popolo.

Di notte Maria diede alla luce il Salvatore.

Di notte Gesù

nel Getsemani si fece obbediente fino alla croce,

a Pasqua risuscitò.

Anch’io

mi misi a cantare

come alla Veglia Pasquale:

“Beata la notte,

che per me risplende

come il giorno,

che è fonte di luce

per la mia delizia.”

IL CENTUPLO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

IL CENTUPLO

Pietro disse a Gesù:

“Maestro, abbiamo lasciato tutto.

Che cosa dunque avremo?”.

Gesù rispose:

“Il centuplo

e la vita eterna”.

Nell’attività pastorale dicevo ai collaboratori:

“Prestatevi volentieri per la parrocchia.

Siate fedeli ai vostri impegni.

Fateli con amore e precisione.

Il Signore non si lascia vincere in generosità”.

Più volte ho constatato

e ancora constato che

questo è vero:

Non ho fatto famiglia mia;

ma quante case si sono aperte a me e mi hanno ospitato!

Non ho generato figli secondo la carne

a mia immagine e somiglianza;

ma quanti ragazzi e giovani ho aiutato

a conformarsi a Cristo!

Non ho avuto la sposa;

ma pochi conoscono il cuore di donna

come il prete.

Non ho avuto lo stipendio di una professione;

ma la generosità dei fedeli è superiore.

È arrivata la malattia,

ho rinunciato alla parrocchia;

ma ho riscoperto la grandezza

del pregare e del confessare,

e tu, Signore,

mi sei vicino in modo particolare

nell’Eucaristia e con il Crocifisso.

Per me è giunto il tempo

di fermarmi e di tacere;

ma tu mi rivolgi

Parole di Vita.

Dal letto dell’ospedale ti guardo crocifisso

sulla parete che mi sta di fronte;

tu mi insegni a stare in croce

e a dire: “Ti appartengo”.

Se giungesse la chiamata definitiva,

sarei pronto a risponderti:

“Eccomi!”.

Ma ho la speranza che tu mi dica:

“Sei stato fedele nel poco,

entra nella mia gioia”.

Signore, è vero:

“Tu dai il centuplo già su questa terra”.

PER LA TUA GLORIA

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

PER LA TUA GLORIA

Padre,

mi accorgo

di essere stato creato

solo per la tua gloria;

di essere conservato in vita

dal tuo amore

per attuare

istante per istante

la tua volontà.

Avevo progetti miei:

sono vanità.

Ho percorso strade mie:

sono senza uscita.

La polvere, che ho calpestato,

è volata via.

L’acqua, che mi ha bagnato e dissetato,

è corsa in chissà quale mare.

L’aria, che ho respirato,

si è persa nell’immensità dello spazio.

Esperimento la mia nullità,

ma ogni mio pensiero è per te.

Tu mi sei vicino.

Mi sento in Te

come fui nel grembo di mia madre.

Ho bisogno di un cuore

che sappia

pregare e agire,

soffrire e godere

unicamente per la tua gloria.

Vorrei cantare il tuo amore:

all’alba di ogni giorno,

quando le mani si congiungono in preghiera,

nell’incontro con i fratelli,

nel ministero sacerdotale,

nelle ore buie della sofferenza,

in mezzo alle inquietudini,

quando alla sera termina la fatica quotidiana.

Anche il crepuscolo di questa vita

sia per la tua gloria, o Padre.

L’ABBANDONO

Briciole di bontà di Don Luigi Lussignoli

L’ABBANDONO

Entrai in una chiesetta di montagna.

Stava immersa nel verde della vallata

con qualche casa sparsa qua e là.

Era semplice, ma pulita e ordinata.

Da sopra l’altare

il Crocifisso riempiva la piccola navata.

Mi inginocchiai: il silenzio era profondo.

I miei sensi si immersero nella passione di Gesù.

Mi sembrava di percepire

lo spasimo della sua agonia,

il suo respiro faticoso,

la sua voce soffocata.

Contemplai

la sua preghiera,

la sua offerta totale.

In me riecheggiò il suo ultimo grido:

“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”.

Detto questo chinò il capo

e spirò.

Si abbandonò nel Padre.

Ora vive tra le sue braccia.

L’abbandono è vera liberazione.

Sentii in me una forza nuova e potente.

Desiderai fare come Gesù:

deporre ogni resistenza,

accettare il mistero della vita.

Lo Spirito Santo animò i miei sentimenti,

mi pose sulle labbra queste parole:

“Dio mio, mi abbandono a te.

I miei limiti mi causano tristezza,

mi danno voglia di protestare.

Ma no!

Perchè ti amo, chiudo la bocca,

rimango in silenzio e accetto tutto.

Qualunque cosa dovesse accadere, va bene.

Padre,

sia fatta la tua volontà”.

Chiusi gli occhi.

Chinai il capo.

Mi sentii adagiato sul costato del Crocifisso.

In me ci fu profonda pace.

Stavo con Gesù

nell’abbandono profondo.