UN'ESPERIENZA BELLA MA VELOCE COME UN SOGNO
II tempo passa. Diventa ricordi di fatti lontani e di ieri. Nel ricordo c'è amore, c'è sapienza, c'è curiosità di conoscere meglio la vita. Tutto viene. Tutto vive. Tutto finisce. Tutto ricomincia in altro modo. Ricordare è superare la distanza dello spazio e del tempo.
La mia esperienza di parroco a Borgosatollo è stata bella, ma veloce come un sogno.
L'inizio: 18 ottobre 1988
Cari parrocchiani, scrissi sul primo bollettino, sono tra voi da pochi giorni. Li ho vissuti intensamente e il mio animo e già pieno di emozioni.
L'accoglienza avuta mi ha rivelato il vostro calore umano e la vostra stima per il prete. Quando giunsi alle prime case, un bambino, sostenuto in braccio dalla mamma, mi consegnò un mazzo di fiori, mi guardò e mi sorrise. Fu come se qualcuno mi dicesse: "Non temere. Con te c'è il Signore e tanta gente". Man mano in corteo entravo tra le vostre case ne ebbi la conferma: una folla mi attendeva. I giovani mi vennero incontro con entusiasmo, tenendosi per mano; mi avvolsero in una catena di fraternità: fu l'abbraccio della gioventù con il parroco.
Nella chiesa gremita, con voi e per voi pregai e celebrai l'Eucaristia. Ricevendo le chiavi della chiesa, voi siete entrati nella mia vita. All'omelia vi dissi:
"Cercherò di fare il parroco soprattutto con cuore. Consideratemi servitore di Cristo e operatore di pace”
Ora incomincio a muovere i primi passi: ammiro le strutture sistemate con arte e sacrificio, seguo le liturgie partecipate e animate, imparo i vostri nomi, entro nei cortili e nelle case, visito i malati. Voi già mi confidate e affidate le vostre pene: vorrei essere il Buon Samaritano che si china sul fratello ferito per la strada della vita. Al Signore chiedo: "Aiutami ad essere un parroco dal cuore saggio" .
L'evento: quaresima 1990
Venni ricoverato in ospedale. Mi diagnosticarono la Miocardiopatia dilatativa: il cuore era già seriamente dilatato e con scarsa forza contrattiva. Mi prescrissero la cura, mi fissarono i controlli periodici, mi raccomandarono le precauzioni del caso.
Dilatare il cuore su misura del cuore di Gesù è l'ideale del cristiano ed è la vita del prete: è un lavoro faticoso, ma l'unico necessario. Si tratta di amare ognuno che ci viene incontro come Dio lo ama. Essere celibi per il Regno dei cieli non significa reprimere l'amore e spegnere il cuore.
La sera del Giovedì Santo successivo, nell'omelia dissi,: "I medici mi hanno trovato il cuore ingrossato. Ora posso e devo amarvi con un cuore più grande". La gente mi ascoltò e rimase sorpresa.
Il congedo: giugno 1991
Al Vescovo scrissi:
"Il cuore non ce la fa. Sono di inciampo al cammino pastorale. Mi unisco a Gesù in croce. Con Lui dico: tutto è compiuto”.
Alla gente, al temine dell’ultima messa concelebrata con Mons. Mario Vigilio Olmi vescovo ausiliare, dissi:
“Per me il ministero di parroco è ormai consumato. È necessario che la guida di questa bella e benedetta parrocchia venga affidata ad altri. A me sono bastati tre anni per amarla e portarla in cuore. Anche se non farò il parroco, per tutti sarò sempre Sacerdote di Cristo.
Il mio inizio tra voi fu meraviglioso. Vi avevo promesso che avrei fatto il parroco soprattutto con cuore. Ebbene, la malattia mi ha colpito proprio il cuore: il mio cuore ora è stanco di battere, ma non di amare. Sento che non posso fare quello che devo e voi meritate. Per questo ho rimesso la parrocchia nelle mani del Vescovo.
Nel momento attuale desidero testimoniarvi che quello che conta e fare la volontà di Dio. Non mancheranno le occasioni di incontrarci. A tutti un saluto grande”.